Pagina:S. Benedetto al Parlamento nazionale (Tosti).djvu/7

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ma viviamo nell’umanità; e se ci è debito ignorare quel che si facciano gli uomini, sarebbe peccato sconoscere l’azione di quella. L’umanità è viatrice: ma l’astro della sua unificazione, Cristo Signore, la tira per la infallibile via dei suoi raggi. Se siamo, noi monaci, i discepoli del Cristo Crocifisso, qual maraviglia, che accanto a lui vediamo e sentiamo molte cose, che non veggono e non sentono i mondani, della creatura ragionevole? Noi vediamo affannare l’umanità nel faticoso suo incesso, noi sentiamo il palpito del suo cuore; su le nostre cocolle cadono le lagrime del suo dolore, su i nostri salterî aleggia il sorriso della sua consolazione. Essa ci conosce. Qual maraviglia, che nella solitudine della carne, noi ci accorgiamo quando nel seno dell’umanità, qualche popolo destato dallo spirito delle procelle, si leva e procede? qual maraviglia che antelucani all’alba dell’idea, noi primi intuonammo l’Alleluja dell’Italia risorgente? Se fossimo usciti fuori a sapere, se ci fossimo mescolati con le moltitudini, e avessimo prestato lo spirito al contagio febbrile delle politiche passioni, non avremmo saputo sì presto quello, che altri forse ignora ancora o non crede. Perchè stranieri alla politica, la solitudine ci fece veggenti; e nell’amorosa meditazione del Cristo noi vi vediamo ora, o Signori, in questo parlamento, accinti ad opera, che sarebbe insensata, se non vi sorreggesse il suffragio della nazione, impossibile, se non fosse Iddio con voi; e vi preghiamo a non fallirla per improntitudine di consigli. Voi non dovete fare un popolo, nè dovete immettere la vita nelle sue membra; dovete destarne la coscienza. Pietro il Grande fece la Russia, perchè innanzi a lui non esisteva. L’Italia non è