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dall'arciprofeta Mosè, unitamente alla parte legale e precettiva.

E male egualmente si allegano dal medesimo autore alcuni pochi versetti del Pentateuco, su' quali qualche antico nazionale commentatore ha voluto gettare sospetto d'interpolazione, ed intorno ai quali più avanti ragioneremo; male dico, da lui si allegano; mentre chi, in un libro, qualunque siesi, sostiene alcune poche linee interpolate, sostiene con ciò stesso l'autenticità dell'insieme dell'opera, nè parziale interpolazione può trovar luogo in un volume, il quale esteso si voglia da vari ed indeterminati scrittori, come dal Critico nostro si vorrebbe, assai poco sensatamente, del sacro divino Codice sostenere.

Se rivoltante è a voi sembrata, benamati giovani, l'ipotesi da me sin qui combattuta, ributtante più assai non potrà non riuscirvi l'opinione in sommo grado eterodossa, che pur si osa attualmente avanzare da alcuni dei più dotti orientalisti fra i Teologi protestanti della Germania. Ma è pur d'uopo che io vi premunisca contro l'impressione, che su di voi far potrebbe un giorno la lettura di opere dettate d'altronde con vasta dottrina ed apparentemente profondo ingegno; ed è mio dovere di farvi parto di tutte quelle armi che le mie meditazioni poterono suggerirmi in difesa della buona causa.

Affermano dunque varii dei moderni linguisti essere fenomeno senza esempio, che una lingua si conservi per lo spazio di ben mille anni in uno stato così uniforme, com'è quello, in cui vediam comparire la lingua ebraica dai primi agli ultimi scrittori del sacro Canone, da Mosè a Neemia, personaggi appunto di mille anni l'un dall'altro distanti; e dalla pretesa impossibilità di così durevole uniformità di linguaggio audacemente inferiscono, che il Pentateuco non potè