Pagina:Saggio di rime.djvu/43

Da Wikisource.

* xlii *

O Immacolato Agnel del Dio vivente
     Che i peccati dell’uomo a toglier vieni,
     Sì gli distrugga tuo valor possente,
     4Come in odio lor sempre avesti, e tieni.
Fragile è l’uom, onde sen va sovente
     Perduto in traccia di caduchi beni,
     Cieco, credendo trar felicemente
     8In mezzo a tai piacer giorni sereni.
Misero! che il fatale, e tristo inganno
     Spesso lui guida alla ruina estrema,
     11E in vano cercherà scampo, o riparo.
Pietà, Signore, che gli è immenso il danno:
     E l’alma solo a rammentarlo trema,
     14E tutta si risolve in pianto amaro.



DUe Figli il ciel dell’amor mio pudico,
     Gentil donommi, e cari mi son questi;
     E un buon Consorte, i cui bei tratti onesti
     4Meritar che ciascun gli fosse amico.
Felsina ben tu sai se il vero io dico,
     Che sua virtute in tanto pregio avesti:
     Gia le Muse trattar spesso il vedesti
     8Là d’Elicona nel bel colle aprico;
E nel tuo onore, ed al tuo prò indefesso.
     Ma, lassa me! che cruda, invida Parca
     11Lui dal mio fianco svelse, e il fe’ sua preda.
Figli, tra poco un fato, un colpo istesso
     La Madre incontrerà, d’anni già carca.
     14Ah! pria l’orme di lui calcar vi veda.



Mira