Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/12

Da Wikisource.
10

sarai così ingegnoso nell’accrescere la massa de’ tuoi dolori, non ponendo alcun freno alla tua immaginazione, sopporterai con fortezza d’animo que’ mali, che sono necessarj, ed inevitabili, e non agognerai di procacciarti de’ piaceri, che la virtù, figlia di una illuminata ragione, non possa appruovare. Perdona s’io mi fo a consigliarti, quantunque consiglio chiesto tu non mi avessi. Il tuo aspetto, ed il tuo stesso turbamento m’han fatto credere, che tu nutra un animo gentile, e quindi non sordo alla voce della verità, e dell’esperienza. Il soccorrere altrui di consiglio è un dovere sì caro, e sì sacro per l’uomo sensibile, ch’io mi sarei creduto commettere grave mancamento, se omesso avessi di farlo. Non sono sì prosuntuoso da pensare di averti detto, o di poterti dire cose da te prima ignorate. So quanto sia difficile, e quanto torni sovente malaugurato, il pretendere di guadagnarsi la fama di pensatori originali nella scienza morale, per non nutrire sì stolido orgoglio. Credo però, che giovi talvolta il richiamare alla memoria dell’uomo quelle idee, che quantunque non gli vengano novelle, pure alla sua mente affascinata non si sarebbero presentate se non che stravolte, s’altri non si avesse tolto l’incarico di


rac-