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Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/14

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ma ch’io a guisa di forsennato v’entrassi. Fatto sta, che riavutomi alcun poco, io gli resi quelle grazie, che si convenivano ad un uomo, che, spinto da solo sentimento di pietà, s’era fatto a confortarmi, lasciandomi travedere, quasi lampo nel bujo di notte tenebrosa, che l’uomo, per quanto la sua condizione il comporta, può diventare felice. Desiderando perciò di udire più particolarmente, com’egli su tale importante subbietto sentisse, lo pregai di volermi isvolgere quell’idee, che da lui presentatemi troppo brevemente, così un po’ confuse s’erano affacciate al mio intelletto, offuscato ancora dalla densa nebbia, alzatasi dal fondo del mio cuore agitato.

Poichè dunque ti piace di udire (ripres’egli) quali siensi li miei pensamenti su tale materia, siediti accanto a me, e facciamoci a ragionarne, sinchè diradate le nubi, ci sia concesso alle nostre case il ritornare.

Pa-