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Prefazione

Letta in Accademia a’ 27 Dicembre 1751. Sotto il Reggimento dell’Agiatissimo Enea.


Valoroso Agiatissimo Messere, se, dove fatti bisognano, le parole fossero atte di supplire, a questa fiata voi non avreste già meco di che richiamarvi, avvegnaché mi terrei tutta buona di presentarvene in grandissima copia: ma perché assaissime volte intesi queste donnesche mercatanzie non essere per niun modo da voi ben accolte, fa di mestieri che, lasciatele in disparte, io mi brighi io alcuna coserella uscita della penna mia di produrvi. Ella non sarà già una di quelle che degne sono di recarvisi innante: ma qualunque ella è per essere, io mi lusingo, e non senza fondamento, che sarete per accoglierla con lieto viso, donandole quel compatimento che gentilmente in altri tempi foste ancor solito donarle. Già voi ben sapete, che debilissima non può non essere quell’opera che da essa penna ne deriva, perché affatto d’ogni scienza ed arte sproveduta, e vie più ancora perché maneggiata da chi al nascer suo sortì per retaggio l’ago e il fuso. L’ardire perciò, che in me scorgete, di pormi nel numero di questi leggiadri spiriti che a voi fanno onorata corona, eg[l]i è quasi degno di perdono, come quegli che testimonio veritiero si mostra del mio buon volere.

Anacreontica.

Lascia l’agne e i Pastori & c.