Vai al contenuto

Pagina:Saint-Pierre - Paolo e Virginia, 1883.djvu/31

Da Wikisource.
24 paola e virginia

a mancare loro perfino la scorta del sole, che era già vicino al tramonto; sì che, senza avvedersene, usciti dal sentier battuto, si trovarono ingolfati in un labirinto d’alberi, di vinchi e di roccie, senza vedervi più uscita. Paolo fece sedere Virginia, e si pose a correre di qua di là, tutto fuor di sè per trovare come riuscire da quell’impaccio; ma si affaticò invano. Salì sopra un alto albero per iscoprire almeno il monte delle Tre Mammelle, ma non potè vedere cosa alcuna, tranne le cime degli alberi, alcune delle quali erano illuminate dal sole cadente. L’ombra dei monti andava già distendendosi nelle valli; il vento taceva, siccome accade al tramontar del sole; regnava un silenzio profondo in quella solitudine, nè altro vi si udiva che il bramito dei cervi che andavano ad accovacciarsi in que’ luoghi deserti. Paolo, sperando di farsi sentire da qualche cacciatore, gridò con tutto il suo fiato: «Venite, accorrete, date soccorso a Virginia!» ma l’eco solo della foresta rispose a quelle grida, ripetendo più volte: «Virginia!... Virginia!...»

Paolo allora scese dall’albero oppresso dalla stanchezza e dall’affanno; studiò qualche via per passar ivi la notte, ma non trovò nè fonte, nè palmisti, nè ramo alcuno d’albero secco onde far fuoco. Sentì allora tutta la sua debolezza, e si diede a piangere. E Virginia a lui: «Deh per pietà, mio caro, non piangere, se non vuoi che il dolore mi uccida. Ahimè che io sono la cagione di tutto il tuo affanno, e di quello ancora che sentono ora le nostre madri. Non bisogna far nulla senza dipendere dai genitori, nemmeno del bene. Oh! quale imprudenza!» E piangeva; disse poi a Paolo: «Deh, fratel mio, preghiamo Iddio, ed egli avrà compassione di noi.»

Poichè ebbero finita la loro preghiera intesero l’abbajare di un cane. «Questo, disse Paolo, è il cane di qualche cacciatore che vien qui la sera ad uccidere i cervi alla posta.» Appresso l’abbajar crebbe. «Mi pare, disse Virginia, il cane di casa nostra. Oh! sì! sì! questo è Fedele; riconosco la sua voce: saremmo già arrivati al piede della nostra montagna?» di lì a poco ecco Fedele ai loro piedi, abbajando, urlando, mugolando, e facendo loro un mare di carezze. Mentre stavano pieni di maraviglia, videro Domingo che correva alla