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paolo e virginia 67

giori di lunga vita si trovano fra i solitari, e molti ne danno i brami delle Indie. Io credo infine che anche a chi vuol viver bene nel mondo, sia tanto necessaria la solitudine, che mi pare impossibile che si possa gustare a lungo il sentimento di alcun diletto, e porre alcun modo regolare al proprio vivere, se non si procura nell’interno nostro un solitario ricetto, che non lasci uscir fuori quasi mai la nostra opinione e l’altrui non riceva giammai. Io non intendo per questo di sostenere che l’uomo abbia a vivere affatto solo, i suoi bisogni lo legano a tutto il genere umano, deve anch’egli dunque far qualche cosa ad utilità degli uomini, e deve se non altro sè stesso alla natura; ma siccome Iddio ha formato il corpo nostro di varie parti adatte perfettamente ai vari elementi del globo su cui viviamo, ne ha dati piedi per la terra, polmoni per l’aria, occhi per la luce, senza permetterne di mutare a nessuna di dette parti la propria destinazione; ha riservato per sè unicamente, come autore della vita, il cuore, che ne è l’organo primo.

Io passo dunque i miei giorni lontano dagli uomini, ai quali ho cercato di giovare, e mi hanno perseguitato. Dopo aver cercato una gran parte dell’Europa, e qualche angolo dell’Africa, io mi sono stabilito in quest’isola mezzo abbandonata, allettatovi dal suo cielo mite e dalle sue solitudini. Una capanna che ho fabbricata nel bosco a piè di un albero, un campetto che ho dissodato colle mie mani, un fiumicello che scorre davanti la mia porta, mi somministrano il mio bisogno ed i miei diletti, ai quali aggiungo quello di alcuni buoni libri che m’insegnano a vivere meglio: essi mettono a mio profitto quello stesso mondo che ho abbandonato, mi mettono sott’occhio i quadri di quelle passioni che fanno l’uomo sì miserabile fra la gente, e facendo io il confronto di quel vivere col mio, sento un vantaggio negativo. Stando io nella mia solitudine, osservo le tempeste frementi nel mondo, come fa chi scampato dal naufragio siede sopra uno scoglio, ed il sentimento della mia quiete diventa più dolce all’udire lo strepito della tempesta lontana. Dappoichè ho pigliato una strada dove gli uomini non vengono a contendermi il passo, io non li odio più, ma li compiango. Se per caso mi abbatto in qualche infelice, cerco di soc-