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capitolo xix. - l’ultima goccia di petrolio 185

come veri uccelli, come un treno accelerato. Tutte le parti del velocipede fremevano con un lungo tintinnio metallico e pareva che da un istante all’altro dovessero spezzarsi.

Ahimè! erano gli ultimi sforzi! Alle tre pomeridiane la celerità cominciò a rallentare; alle tre e mezza la macchina non sbuffava che stentatamente e alle quattro meno dieci minuti le ruote s’immobilizzavano in un crepaccio del campo di ghiaccio.

Per quella splendida macchina, costruita con tante cure, per quel capolavoro della meccanica, era suonata l’ultima ora. Il Polo Australe l’aveva vinta!.....


CAPITOLO XX.

I biciclettisti.

La situazione degli arditi esploratori stava per diventare molto critica e le rosee speranze stavano per svanire. Arrestati a più di trecentocinquanta miglia dal polo, a corto di viveri, lontani mille e cento miglia dalla capanna, d’ora innanzi non dovevano contare che sulle loro forze e sulle loro gambe.

Il polo era vicino e colle biciclette potevano raggiungerlo; ma avrebbero potuto effettuare il ritorno alla costa, prima che il tremendo inverno piombasse loro addosso e tramutasse quelle pianure in un immenso deserto di neve, impossibile ad attraversare? E poi avrebbero potuto resistere a quei freddi senza una stufa od una macchina che li riscaldasse, non possedendo che una lampada e dodici litri di alcool? Ed i viveri, avrebbero potuto durare tanto, mentre ormai cominciavano a scarseggiare?