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206 al polo australe in velocipede


Blunt aveva estratta una piccola bandiera e Peruschi aveva rapidamente unita un’asta avvitando dei cannelli di alluminio, che portava nel suo sacco da viaggio.

Wilkye spiegò il vessillo e lo piantò sulla sponda salutandolo con un triplice e fragoroso urrah!!

Il polo australe era stato finalmente vinto!...


CAPITOLO XXII.

Il polo Antartico.

L’audacia, la perseveranza, l’intelligenza del capo della spedizione avevano dunque trionfato! L’ardito tentativo di raggiungere l’estremo limite del mondo australe, passando coi velocipedi attraverso a quel continente, era pienamente riuscito, mentre erano fallite le spedizioni precedenti dei Weddell, dei Foster, dei Biscoë, dei Dumont d’Urville, dei Wilkes, dei Balleny e dei Ross, che avevano cercato di superarlo con le loro navi.

Ormai il polo sud non era più un punto misterioso, impenetrabile, per la spedizione americana. Quella regione, tanto avidamente cercata e discussa dai naviganti e dagli scienziati, si estendeva dinanzi agli occhi dei tre arditi velocipedisti.

Passato il primo slancio d’entusiasmo, si erano spinti fino al margine del grande campo di ghiaccio e guardavano avidamente quella regione sconosciuta, che forse non dovevano più mai rivedere, quasi volessero imprimersela in mente in modo che non potesse più a loro sfuggire.

Quel mare, che era perfettamente libero, pareva che