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258 al polo australe in velocipede


mi negarono gli alimenti. Gl’ingrati! Dopo tante cene deliziose che divoravano coscienziosamente!...

— Avanti, Bisby, disse Wilkye con angoscia.

— Mi sono ribellato, ma mi picchiarono, mi spinsero fuori dalla capanna, poi s’imbarcarono. Invano li pregai di sbarcare e di attendere il vostro ritorno, ma mi risposero che ne avevano abbastanza del polo e che voi dovevate essere morto. Canaglie!... Dopo tanti pranzi!...

— E sono partiti?...

— Verso il nord.

— Ma quando?...

— Il 27 febbraio.

— Ma come siete vissuto voi finora?

— Con una libbra di cioccolato che avevo nascosto e con due merluzzi secchi che mi hanno rovinato i denti, tanto erano duri!

— Senza tenda e senza fuoco?

— Con la mia sola pelle di bisonte.

— Nella capanna non vi sono adunque più viveri? chiese Wilkye, con voce sorda.

— Forse una testa di foca, che nessuno volle mangiare.

— E non sono più tornati i marinai?

— Ci hanno abbandonati.

Una rauca imprecazione uscì dalle labbra di Wilkye.

— Maledizione sui vili!... esclamò. Cosa accadrà ora di noi?... Quale sorte ci attende?... Dovremo morire adunque sulle sponde di questo continente, ora che abbiamo scoperto il polo?... Dovrà rimanere sepolto questo grande avvenimento?... No!... Lotteremo fino all’estremo, se sarà necessario c’imbarcheremo su di un banco di ghiaccio e cercheremo di raggiungere la Terra del Fuoco. Blunt, Peruschi, Bisby, amici miei: avanti verso la costa!... La fortuna arride agli audaci!...