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siare. Non vi sono che i cinesi ed i negri che s’adattino a tale lavoro e sono costretti a scavare il guano di notte, poichè la polvere sospesa in aria ed il riverbero del suolo, di giorno rendono la temperatura insopportabile.

— Sono grandi quei depositi, Wilkye?

— Alle Chincha s’innalzano sovente per trenta e più metri.

— Quanti secoli devono essere stati necessari agli uccelli!

— Molti, senza dubbio.

— Vi è una sola specie di guano?

— No, due: il guano blanco, che consiste in escrementi recenti e il guano pardo che è il più vecchio.

— E si pagano cari?

— Il governo peruviano, che è proprietario delle isole Chincha, ricava parecchi milioni, poichè l’esportazione di quelle isole tocca annualmente le 400,000 tonnellate. Quando visiteremo le isole dell’Oceano australe, troveremo dei grandi depositi, Bisby, e...

— Un momento!... Vedo una bilancia!...

Bisby, abbandonando bruscamente il compagno, s’era precipitato verso un gruppo di uomini cenciosi e luridi che stavano pesando degli ammassi di guano, prima di caricarlo sulle navi.

Respinse bruscamente quegli uomini, gettando addosso a loro una manata di dollari, rovesciò il guano e si sedette trionfante sulla grande bilancia, accennando di pesarlo. Un istante dopo un formidabile urrah usciva dalla gola del negoziante.

— Ohe, Bisby, siete impazzito?... chiese Wilkye.

— No, amico mio, gridò l’omaccio. Urràh! urràh!

— Ma cosa avete trovato infine?...