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rosse, ed altri ancora, che non potevano ricevere la luce solare, parevano zaffiri ma sposati ad una sostanza ignota e meravigliosa, la quale rifletteva tutti i colori dell’arcobaleno.

Cosa strana: quei ghiacci del polo australe non avevano le forme stravaganti che si riscontrano negli ice-bergs dell’oceano Artico. Erano sorprendenti per la loro semplicità, per la loro struttura regolare e tagliata a filo e le loro superfici, viste da lontano, sembrava che fossero state solcate da un aratro.

— Quale diversità fra questi ghiacci e quelli del polo Artico! esclamò Wilkye. Gli stessi freddi intensi, ma quale differenza fra le regioni dei due poli!......

— Ma sono belli, stupendi, Wilkye, disse Bisby, che non si stancava di ammirarli. Che masse enormi!...... Quale nave potrebbe resistere ai loro urti?

— Nessuna, Bisby.

— E ne incontreremo ancora?

— Più scendiamo al sud, più diverranno numerosi.

— È vero quello che si dice, amico mio, che il polo australe è più difficile da scoprirsi che il boreale?

— Sì, Bisby.

— E perchè? Forse che laggiù fa più freddo?

— No, ma pei ghiacci. Esistendo al polo australe un vero continente, attorno a questo, da secoli e secoli si accumulano immensi ice-bergs e vasti campi di ghiaccio, i quali impediscono alle navi di avanzare.

— Ma è proprio vero che esiste un continente?

— Tutto lo indica, Bisby. Gli esploratori ne hanno già delineato i contorni, e poi, credete voi che quelle immense montagne di ghiaccio si possano formare in alto mare? No, si formano solamente in vicinanza delle terre.

— Ma quel continente, non può invece essere com-