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la caverna del mammouth 25


tevoli, di colonne smisurate, traforate, tagliuzzate, le cui cime si smarriscono sovente nella profonda tenebra, di abissi orribili, di cavi strani, misteriosi, entro i quali vivono bianchi grilli che metton ribrezzo, di torrenti limpidi che scorron su letti di bianche pietre, or con lieve mormorio, or con foga irresistibile empiendo i sotterranei di mille fragori, di mille muggiti che l’eco ripete incessantemente di caverna in caverna; è infine un caos di meravigliose cristallizzazioni, di minareti turchi, di alberi, di spirali, di fiori superbi tagliati nel più puro alabastro, di stalattiti e di stalagmiti di mille forme e dimensioni che irradiano fantastici bagliori e di centomila specie di marmi, bianchi gli uni, verdi come lo smeraldo gli altri, rossi come rubini, gialli come topazi, cilestri come zaffiri, venati d’argento, costellati, scintillanti. Si direbbe che una fata ha dato convegno in quei tenebrosi antri a tutte le gemme della terra!

E là sotto quella montagna minata, sventrata in centomila guise che ammirasi il Gabinetto di Cleveland che pare, colle sue meravigliose cristallizzazioni, lavorato o costrutto dalle mani di mille artisti; è là che ammirasi la caverna delle Palle di neve scavata in un blocco immenso di candido marmo e sparsa di ammassi di palle che mettono i brividi; è là che ammirasi la Culla di Pereva le cui pareti sembrano coperte da una panneggiatura di pietra gialla e le cui pieghe maestose presentano alla vista le pitture d’un telone da teatro; la Sala delle Ombre, tomba degli antichi indiani e al cui centro giganteggia il bianco scheletro di un mastodonte; la Cupola di Yung tanto alta da non essere possibile distinguerne la vôlta nemmen colle più potenti lampade; la Valle dell’Eco le cui ripercussioni