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le torture della sete 95


— Urrah! urrah! urlò O’Connor, gettando il remo.

— L’abbiamo scappata bella! esclamò Burthon raggiante di gioia. Brr!.... Tremo ancora dallo spavento nel pensare che a quest’ora sarei dentro a quel negro imbuto.

— Senza lo scoglio, nessuno di noi sarebbe vivo, disse sir John.

— Incontreremo altri vortici? chiese Burthon.

— Chi può dirlo? Sto osservando il documento, ma non segna nemmeno quello lì.

— Percorriamo un nuovo fiume?

— Non te ne sei accorto adunque? L’altro fiume scendeva dal nord e questo scende dal sud.

— Brutta cosa, signore. Consumeremo tutto il nostro carbone e non ne abbiamo che cento chilogrammi!

— Ne troveremo dell’altro. Assaggia l’acqua di questo nuovo fiume.

Burthon cacciò una tazza nella corrente, la riempì e la portò alle labbra.

— Corna di bisonte! esclamò. È ancora salata!

— Siamo perseguitati dalla fatalità, disse O’Connor.

— Non scoraggiamoci amici, disse sir Jhon. Troveremo qualche torrente.

— Ma le rive sono sempre altissime e liscie, signore.

— Speriamo, O’Connor. Cominciando da oggi veglieremo per turno alla macchina.

— È giusto, disse Burthon. I fuochisti e i macchinisti bevono più degli altri. E non abbiamo che quattro litri d’acqua!

— Appena sufficienti per quattro giorni, disse sir John. Aprite bene gli occhi e tendete bene gli orecchi. Forse su quelle rocce scorre qualche torrente.