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102 e. salgari

— Pare che siamo della stessa forza in fatto di velocità, — disse il capitano Parry al suo luogotenente.

— Sì, e pare che vogliamo fare il giro intorno al globo mantenendo sempre l’eguale distanza.

— A momenti però sarà notte; vedremo se potremo fare falsa rotta.

Infatti poco dopo calava la notte; il capitano avrebbe desiderato che fosse oscura per fare rotta falsa mercè un salto di vento, invece la luna si levò bella e brillante, illuminando l’oceano come se fosse giorno.

Venne il mattino, ma la fregata inseguiva sempre lestamente. Il capitano francese era curioso di sapere dove voleva riparare la Garonna; forse sospettava che avesse qualche rifugio in qualche isola del grande oceano.

Verso le dieci però, perduta forse la pazienza e deciso di finirla fece puntare sulla nave corsara i suoi pezzi da caccia.

Una salva d’imprecazioni risuonò a bordo del bark, però i cannonieri si precipitarono ai loro pezzi colle micce accese, mentre gli altri afferravano i fucili.

Vi furono parecchi istanti di esitazione d’ambo le parti, poi i sei cannoni da caccia della Bellona avvamparono simultaneamente vomitando un turbine di ferro sul legno avversario. Alcuni uomini caddero mentre la murata di babordo e parte del ponte volavano in scheggie.

Malgrado quelle perdite e quei danni, i pirati non si perdettero d'animo. Alcuni si slanciarono sui pennoni e sulle vele per aggiustare i capi della manovra, mentre altri si affollavano attorno ai cannoni. Un’altra volta i sei pezzi da caccia della Bellona vuotarono le loro bocche, ma il capitano Parry prevenne la micidiale scarica.

— Fuoco! Spezzatele gli alberi, infrangetele i pennoni, infilatela da prua a poppa! — urlò.

I quattro pezzi del cassero tuonarono insieme, prendendo d’infilata da prua a poppa la fregata francese. In mezzo a quel fracasso si udì un crepitio sinistro seguito dalle grida di rabbia dell’equipaggio francese.

Il capitano della Garonna, non curandosi delle palle che gli fischiavano attorno, si lanciò a poppa e tosto mandò un hurrà fragoroso.

La fregata si era fermata nel bel mezzo della sua corsa. L’albero di trinchetto, spaccato sotto la coffa, era caduto in mare ingombrando il ponte di vele e di cavi.

Un immenso clamore risuonò a bordo della nave corsara a cui tenne dietro il rimbombo dei pezzi di babordo.

Una tremenda scarica di mitraglia spazzò la fregata spezzando pennoni e lacerando le vele.