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106 e. salgari

Le palle del forte cadevano con matematica precisione sulla nave, colpendo uomini ed attrezzi; però anche i proiettili francesi non andavano perduti, causando gravi danni ai bastioni, costringendo i fucilieri a sgombrare le vicinanze della baia.

Dopo un paio d’ore di vivace bombardamento, la fregata, ripostasi alla vela, cominciò ad avvicinarsi scaricando tremende bordate, come se fosse decisa a tentare uno sbarco.

I suoi quaranta cannoni vomitavano torrenti di ferro, diroccando una buona parte delle mura del forte. I pirati rispondevano vigorosamente, ma penavano a tener testa a tanta furia.

Alle dieci si tirava a mitraglia, fulminandosi quasi a bruciapelo. Allora dai fianchi infiammati della fregata, si videro staccarsi sei imbarcazioni cariche di uomini, e dirigersi rapidamente verso la piccola baia.

Il capitano Parry li vide a tempo e lasciati quaranta uomini al servizio dei cannoni, lanciò gli altri in mezzo alle rocce, per impedire ai nemici di prendere terra. Un vivo duello di fucileria si svolse fra i pirati ed i marinai delle imbarcazioni, ma quest’ultimi, più numerosi e meglio armati, sbarcarono fra le scogliere, poi passarono sull’isolotto, cominciando ad arrampicarsi su per le roccie.

A metà via pirati e francesi s’incontrarono, azzuffandosi ferocemente. La mischia fu orribile su quel pendìo sdrucciolevole e in mezzo a quelle acute roccie. Francesi e pirati, aggrappandosi e stringendosi in un abbraccio mortale, cercavano di rovesciarsi giù per le roccie.

La lotta fu breve. I francesi, più numerosi, costrinsero ben presto i loro avversari a ripiegare verso il forte.

Parry vedendo i suoi in rotta, accorse con una ventina di artiglieri, gridando:

— Avanti! Avanti! Uno sforzo ancora e vinceremo.

I pirati piombarono nuovamente sui nemici i quali correvan su per le roccie con straordinaria agilità, cercando di accostarsi al fortino.

In quel mentre Banes, abbandonando il suo cannone, si slanciò fuori delle mura, per cercare di unirsi ai francesi.

Già stava per scendere attraverso le roccie, non curandosi delle palle, quando un braccio di ferro lo arrestò, mentre una voce gli diceva:

— Fermati, imprudente!

Banes si volse come se una serpe l’avesse morso, e si trovò dinanzi a Bonga. Il negro gli additò i pirati, i quali si arrampicavano su per le roccie, mentre quattro cannoni carichi a mitraglia, stavano per fulminare i disgraziati francesi.

Banes ebbe appena il tempo di ripararsi dietro una rupe che i