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i drammi della schiavitù | 99 |
attraverso le onde e correva il pericolo di rovesciarsi sul tribordo, se nessuno s’impadroniva della ribolla del timone che era stata abbandonata. Urgeva manovrare le vele, che il ventaccio sbatteva in tutte le direzioni, compromettendo la stabilità della nave, invece di cercare la salvezza sulle imbarcazioni che non avrebbero potuto lottare con quelle enormi ondate che correvano all’impazzata sull’Atlantico, urtandosi e sfasciandosi con formidabili muggiti.
Ma nè le preghiere, nè le minacce, nè la forza dell’erculeo Hurtado, nè la paura di vedere rovesciarsi da un istante all’altro la Guadiana, nè le urla strazianti dei cinquecento negri, che chiamavano disperatamente aiuto, nè le grida di soccorso dell’equipaggio dell’affondante transatlantico, che a poco a poco le onde inghiottivano, calmavano i negrieri che parevano tutti impazziti per lo spavento.
D’improvviso a poppa si udì una voce tuonare:
– Cosa succede qui? Ai vostri posti o vi faccio mitragliare!
Era la voce del capitano Alvaez. Svegliato di soprassalto da quel terribile urto e dai clamori assordanti dei negri e dei due equipaggi, aveva subito compreso che qualche disastro era avvenuto.
Senza badare alla propria ferita ed al pericolo a cui esponevasi affrontando in quello stato l’uragano che infuriava al di fuori, si era gettato giù dal letto e aveva ordinato al gigantesco Niombo, che vegliava assieme a Seghira, di portarlo in coperta.
Il negro non si era fatto ripetere l’ordine due volte; l’aveva preso fra le robuste braccia, e malgrado le scosse furiose che subiva la nave, l’aveva portato sul cassero colla stessa facilità come se tenesse un fanciullo.
Bastò un solo sguardo, ad Alvaez, per comprendere ciò che era avvenuto e cosa stava per succedere.
L’equipaggio, udendo tuonare la voce del proprio capitano dall’alto del cassero mentre lo credeva quasi moribondo e sapendo per prova che era tale uomo da effettuare la minaccia, dopo una breve esitazione abbandonò precipitosamente le scialuppe. Per quei marinai, il negriero era più terribile della burrasca e più tremendo del naufragio.
– Cosa succede qui? – ripetè Alvaez, con tono minaccioso.
Esteban si slanciò verso di lui, seguìto da Hurtado.
– Abbiamo investito un transatlantico, Alvaez – disse il dottore.
– Affondiamo?