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i drammi della schiavitù 131


– A cosa pensate, signor Esteban? – chiese Vasco, che stava indolentemente appoggiato al lungo remo che serviva di timone.

– Pensavo alla gravità della nostra situazione e agli avvenimenti che qui succedono, Vasco.

– Credete che la nostra situazione sia molto grave, dottore?

– Sì, Vasco.

– La zattera è solida.

– Ma l'Africa è lontana.

– Però la raggiungeremo un giorno e, poi, contiamo sull'incontro di qualche nave.

Il dottore crollò il capo.

– Delle navi qui! – disse poi. – E quali vorresti incontrare? Quelle che si recano al Capo si tengono quasi in vista della costa africana, quelle che vanno in America attraversano l'Oceano sopra l'Equatore e non tagliano che al di là dell'isola di San Paolo.

– Pur troppo è vero, signor Esteban, ma possiamo contare sui negrieri, che dall'America vanno nella Guinea o viceversa.

– Sono ormai rari come le mosche bianche. Io temo, Vasco, che fra breve saremo alle prese con la fame e con la sete e per quanto io cerchi di scacciare il terribile ricordo, mi viene sempre in mente il naufragio e la zattera della Medusa.

– Mi fate rabbrividire, dottore. Che siamo destinati anche noi a divorarci l'un l'altro?

– Lo temo, Vasco. Fra breve le calme equatoriali piomberanno su di noi e ci immobilizzeranno.

– Ma abbiamo viveri per due settimane.

– E cosa sono due settimane? Credi tu di giungere in Africa prima di allora, con questa zattera che si avanza come una tartaruga?

– Ma spero che non si morrà subito, e che alcuni giorni potremo resistere anche senza mangiare.

– Non dico di no, anzi si citano dei casi straordinari di persone che hanno vissuto delle intere settimane e perfino dei mesi senza inghiottire un boccone.

– Dei mesi!... Scherzate, dottore?...

– No, Vasco, ti cito dei casi rigorosamente esatti, registrati da autorità mediche di gran fama. Non accenno le persone vissute qualche settimana senza toccare cibo, essendo cosa molto comune. Il professor Haller di Gottinga cita parecchi casi da lui osservati nel 1735. Il celebre dottor Van der Staelport di Aia, assistette una fanciulla che era affetta da malinconia acuta e che visse centoventi giorni senza cibo e senza acqua.