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i drammi della schiavitù 159


tre o quattrocento, lunghi dai venti ai trenta centimetri, dalla tinta azzurro-argentea, ma vi erano pure di quelli lunghi un buon piede di color bruno-rossastro, con le natatoie nere e con in capo una specie di casco armato di lunghi pungiglioni.

Questi pesci stravaganti, s’incontrano in gran numero nei mari tropicali ed equatoriali, dove si vedono spiccare delle volate talvolta considerevoli. Quando sono inseguiti da pesci maggiori e voraci, balzano fuori dalle acque descrivendo un angolo acuto, vibrano rapidamente le larghe piume e spiccano dei voli di centocinquanta a duecento metri, impiegando nel tragitto dai quindici ai venti secondi.

Veduti ad una certa distanza, si scambierebbero per grosse cavallette ed infatti volano come queste.

Quelli che si trovavano nelle acque della zattera, parevano in preda ad un vivo terrore. S’alzavano in tutte le direzioni, descrivevano degli angoli acutissimi, mantenendosi a pochi metri sopra la superficie dell’Oceano ed appena ricaduti tornavano ad alzarsi, battendo vigorosamente l’acqua con la coda e tornando a vibrare le loro nere pinne.

Tre o quattro, trasportati dalla loro cieca paura, causata forse dalla comparsa di alcuni pesci-spada o da un branco di tonni, caddero sulla zattera e dai marinai vennero tosto divorati crudi, disputandosi i pezzetti a pugni ed a calci.

Per parecchie ore i pesci-volanti si tennero presso la zattera, poi, calate le tenebre, s’allontanarono verso l’ovest, continuando i loro slanci e le loro immersioni.

Il dottore e Vasco, esausti dalla fame, si coricarono fra due barili vuoti, mentre Seghira era rimasta assisa a prua della zattera, cogli occhi distrattamente volti verso l’Oceano, immersa in profondi pensieri, sotto la protezione di Niombo che si era sdraiato a pochi passi da lei, dietro ad una cassa sfondata, tenendo sottomano la scure.

Gli altri, russavano di già da qualche ora, alcuni sotto la tenda ed altri sdraiati pel ponte, cercando di trovare nel sonno, un sollievo contro le prime torture della fame. Solo un uomo vegliava al timone per dirigere la zattera verso l’est e questi era Kardec.

Le tenebre calavano rapidamente come una volata immensa di corvi, ma la luna sorgeva agli estremi confini dell’orizzonte, facendo scintillare vagamente i flutti, mentre le stelle si riflettevano sulla tranquilla superficie dell’oceano.

Una fresca brezza, che veniva dall’ovest, gonfiava la grande vela e sussurrava fra il sartiame con flebili sospiri, mentre a poppa