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186 emilio salgari


naturalista che pel primo le scoperse nel Senegal. Portano foglie molto larghe, somiglianti a quelle delle castagne d’India, i tronchi raggiungono delle altezze che variano dai sessanta ai settanta piedi, ed i loro rami, pure enormi, si svolgono in forma di un gigantesco ombrello.

Oltre ai baobab, si scorgevano gran numero di alberi gommiferi, degli ebani, dei cola, i quali producono delle frutta rosse, somiglianti ad una castagna, racchiuse in numero di otto o dieci in una capsula dalla grossezza di un cetriolo. Sono oggetto di un vivo commercio sulle coste della Guinea inferiore non solo, ma della Costa d’Oro, avendo la proprietà, al pari della coca del Perù, di dare vigorìa alle persone che la masticano e di permettere a loro di intraprendere dei lunghi viaggi, senza bisogno di mangiare e di bere. Quella noce o castagna che dir si voglia, si chiama anche goro o bessè dagli indigeni.

Vi erano pure dei platanieri, delle cui frutta si cibano i negri, alberi preziosi che crescono senza coltura, le cui foglie servono per coprire i tetti delle capanne, per preservare le provvigioni dai denti dei sorci e dalle cui scorze si estrae, quando vengono abbruciate, una eccellente potassa che può servire alla fabbricazione dei saponi; numerosi erano anche gli alberi dal legno rosso, piante assai snelle, alte, con rami fitti, dai cui tronchi si estrae un legno da tintura che ha molto valore e che è assai ricercato dagli europei.

Questo legno, che dà una splendida tinta fiammante si trova sotto la corteccia, anzi sotto l’alburno ed ha uno spessore di soli 150 millimetri. I negri lo tagliano in pezzi della lunghezza di un metro circa, pesanti dai sette ai dieci chilogrammi, e lo vendono alle fattorie, ma crescendo tali piante in regioni spesso lontane dai centri portoghesi, fanno un traffico molto limitato.

Un silenzio profondo regnava sotto quell’immensa foresta, che pareva non fosse mai, prima d’allora, stata calpestata da nessun essere umano. Quantunque la fauna equatoriale sia assai ricca, pure non si vedevano nè antilopi, nè cinghiali, nè bufali, nè leopardi, nè leoni, nè scimmie e nemmeno serpenti, sebbene ve ne siano molti, specialmente dei boa che raggiungono sovente una lunghezza di dieci metri e che posseggono tale audacia da assalire perfino le belve feroci, che stritolano fra le loro potenti spire.

Non scorgevansi che dei ragni neri, a chiazze gialle, grossi come uova di passeri, che producono delle morsicature dolorosissime, quantunque non siano velenose, occupati a tessere fra un ramo e l’altro delle lunghe tele di un color giallo, dai fili assai forti. Il dottore scoprì pure alcune di quelle terribili mosche chiamate