Pagina:Salgari - I drammi della schiavitù.djvu/32

Da Wikisource.
30 emilio salgari


ciatori d’uomini non hanno pietà per nessuno. Quella lunga catena di disgraziati marcia settimane, mesi, attraverso a boschi, a fiumi, a paludi, appena nutriti, appena dissetati, sotto i torridi raggi d’un sole implacabile.

Guai a chi si arresta! Gli aguzzini battono e continueranno a battere senza misericordia e uomini e donne e fanciulli. Cosa importa a loro se ne rovinano cento? La carne nera abbonda, e si rifaranno in un’altra scorreria.

Gli sfinimenti, le sferzate, le lunghe marce, quella forca che stringe il collo, a poco a poco convertono quei prigionieri in una banda di scheletri viventi, che si trascina penosamente attraverso i boschi. Non importa: avanti sempre!

I bambini cominciano a cadere sfiniti. Ah! Non godranno un’ora di libertà quei miseri! Un colpo di bastone sul cranio ed i loro corpi serviranno da cena alle iene.

Cadono altri uomini e donne, ma la colonna non si arresta, ma nemmeno quei disgraziati, che boccheggiano fra le erbe, non godranno un momento di libertà o morranno in pace.

Gli aguzzini si tramutano allora in belve feroci e martirizzano quegli sciagurati, fino a che soccombono. Si mutilano a colpi di scure, si dilaniano a colpi di coltello, si accoppano a colpi di mazza e giungono, orribile a dirsi, al punto di privarli delle gambe perchè non possano fuggire!... In quella esecuzione la polvere non si adopera mai!... Una carica di fucile, costa più di un negro!...

E avanti sempre per boschi, per valli, per solitudini, per deserti, lasciandosi addietro una lunga, interminabile fila di scheletri.

I superstiti, terrorizzati, istupiditi, sfiniti, si trascinano avanti facendo sforzi disperati fra le minacce, le urla selvagge ed i colpi di staffile di quei cacciatori d’uomini, fin che giungono alla costa, sulle rive dell’immenso oceano.

Erano mille e sono rimasti seicento, cinquecento e forse meno ancora. Gli altri sono tutti caduti durante quella terribile marcia ed i loro scheletri biancheggiano su quell’interminabile sentiero, irrigato di lagrime e di sangue.

Ma tutti i superstiti non saliranno sulla nave negriera. Vi sono degli uomini, delle donne, dei fanciulli, che le fatiche e le privazioni hanno ridotto in uno stato disperato, che nè un nutrimento abbondante, nè un riposo prolungato potranno rimettere in salute. A che mantenere quei miserabili, che i negrieri non acquisteranno? Rimandarli ai loro lontani paesi? Ah no, è meglio