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i drammi della schiavitù 45


morìo delle acque gorgoglianti presso le rive e lo stormire delle fronde agitate dalla brezza notturna.

– Si vede? – chiese ad un tratto Alvaez, che aguzzava lo sguardo come se volesse attraversare quelle fitte tenebre ammassate sul fiume.

– No, capitano – rispose il mastro che era salito sul capo di banda.

– Che sia accaduto qualche cosa di grave, alla scialuppa del signor Kardec?

– Avremmo udito qualche colpo di fucile – rispose il mastro. – I suoi uomini sono partiti armati.

– Uhm! – fe’ il dottore, crollando il capo. – Temo, Alvaez, che questa volta sia un affare assai serio per la nostra pelle.

– Bah! La mia nave corre come il vento ed ha tanta polvere nella santabarbara, da far saltare una città.

– E credi tu che gl’incrociatori non camminino bene e non abbiano polvere? Ti dico che finiremo tutti male e che ho commesso una grande pazzia nell’imbarcarmi con simile compagnia di furfanti.

– Per bacco! – esclamò il capitano, ridendo. – Chiami degli onesti trafficanti dei birbanti.

– La parola è esatta, Alvaez.

– È troppo dura, Esteban. Infine io vendo e compero come tutti gli altri negozianti. Non ho pagato il mio carico io?... Ed ora vado a vendermelo.

– Ma il tuo carico è di carne umana, di carne come la tua.

– Scusate, signor Esteban, – disse il mastro, – ma la mia carne è bianca, quindi non è punto eguale a quella dei negri.

– Se ti scorticassero la pelle, vorrei farti vedere se la carne dei negri è eguale alla tua. Bel modo di trafficare è codesto!... E si chiamano onesti trafficanti, questi impudenti!... Ed hanno l’audacia di paragonare un negro ad una botte di zucchero o ad un sacco di caffè... Ve lo daranno gli incrociatori il caffè, trafficanti di carne viva!...

– Me lo auguri, Esteban? – chiese Alvaez, che rideva sempre.

– Se tu non fossi il figlio del mio povero amico, te lo augurerei di cuore un bel laccio al collo.

– E non pensate, signor Esteban, che quel laccio appiccherebbe anche voi? – chiese il mastro.

– Hai ragione, Hurtado. Tutte le mie dichiarazioni di innocenza e le mie proteste contro l’immorale traffico, non varreb-