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i drammi della schiavitù 67


Il dottore raccolse i suoi istrumenti chirurgici ed uscì seguìto da Hurtado. Il bretone rimase nella cabina, appoggiato alla parete, colle labbra contratte, la fronte abbuiata, lo sguardo cupo, fisso ostinatamente sul bicchiere contenente la palla estratta dalla ferita del capitano. Ad un tratto i suoi occhi si staccarono dal bicchiere e si posarono sulla schiava, che si era curvata sul letto, spiando ansiosamente le più piccole mosse del ferito. Una viva fiamma balenò nei suoi occhi ed un trasalimento contrasse i suoi lineamenti.

Pareva preso d’ammirazione per quella figlia della nera Africa, dalle carni morbide come il velluto, che i morsi del sole equatoriale avevano leggermente abbronzato; il suo sguardo si posava su quei lunghi capelli più neri dell’ebano, dai riflessi metallici, leggermente increspati e più sottili della seta, su quelle labbra rosse come il corallo, su quel corpo emanante un fremito di gioventù poderosa. Stette parecchi minuti immobile, poi facendo un passo innanzi, come se avesse preso un’improvvisa risoluzione, disse:

– Seghira, cosa fai tu qui?

La schiava alzò il capo e fissò sul bretone i suoi grandi occhi neri, inumiditi ancora da una lagrima che tremolavale sulle ciglia.

– Veglio sul padrone – disse.

– Il tuo posto non è qui; è fra gli schiavi del frapponte.

– Sono ormai donna libera – rispose ella con fierezza.

– Chi t’ha data la libertà?

– Il padrone.

– Ah!... Lui!... – mormorò il bretone con leggera ironia.

Esitò un momento, poi disse rapidamente:

– Bada: egli ti ruberà il cuore.

– È il padrone – rispose la schiava.

– E poi ti venderà – continuò il bretone con tono acre.

– È nel suo diritto.

– E se un altro uomo ti dicesse: «Vuoi essere mia che ti darò la libertà completa», cosa risponderesti?...

La schiava lo guardò fisso fisso come se volesse leggergli in fondo al cuore, poi fece un atto di repulsione che non isfuggì al bretone e rispose con un accento che non ammetteva replica:

– Il capitano Alvaez è il mio solo padrone.

– Ah! – esclamò Kardec con voce sorda.

Ed uscì, facendo un gesto minaccioso.