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i drammi della schiavitù 7


La scialuppa, sotto le spinte di dieci remi abilmente manovrati, si mise a filare rapidamente sulle cupe acque, dirigendosi verso un promontorio che si protendeva lungamente sull’oceano.

Questa scialuppa, che si avanzava con mille precauzioni lungo quel tratto di costa africana compreso fra l’Ogobai, il grande fiume ultimamente scoperto, e il Nazareth, che forma uno dei suoi canali di scarico, avvicinandosi a quell’ampia baia formata dai capi Lopez e Fetisci, era una svelta baleniera, tutta dipinta di nero per meglio confonderla colle ombre della notte, stretta, colla prua aguzza e sottile come la lama di un coltello.

La montavano dodici uomini armati di carabine e di scuri; dodici tipi di veri marinai, dai lineamenti energici, la tinta bronzina, la pelle cotta e ricotta dai morsi spietati del sole equatoriale e dai venti dell’oceano.

Dieci manovravano i remi, procurando di non far rumore, tenendo gli occhi fissi dinanzi a loro come se temessero di vedersi piombare addosso un grave pericolo. I loro volti tradivano una viva ansietà ed una vaga paura: trasalivano ad ogni fragore delle onde rompentisi sui banchi di sabbia e contro la spiaggia, ed aggrottavano la fronte ogni qualvolta che sull’oceano appariva qualche bagliore.

Gli altri due, che stavano seduti a poppa, pareva che partecipassero alle ansietà ed ai timori dei loro compagni. Uno, un giovanotto sui trent’anni, dalla pelle quasi olivastra, gli occhi bellissimi, vellutati, come in generale hanno tutti i portoghesi e gli spagnoli, i capelli più neri dell’ala di un corvo, teneva la barra del timone; l’altro, un pezzo d’uomo alto quasi due metri, dalla muscolatura potente, il petto ampio, le spalle larghissime, la barba foltissima e un po’ brizzolata e che gli copriva quasi tutto il volto, i capelli lunghi ed arruffati, lo sguardo vivo, quasi feroce, osservava attentamente ogni punto dell’orizzonte e indicava ai remiganti ed al timoniere la direzione che dovevano mantenere, con certi accenti da non ammettere nè repliche, nè esitazioni.

Questo gigante, che doveva possedere una forza prodigiosa e un pugno da far scoppiare una testa come una zucca, era mastro Hurtado; l’altro, che teneva la barra, era Vasco, un terz’ufficiale di marina.

— Dunque — riprese questi rivolgendosi verso il gigante, che scrutava attentamente le rocce del capo Fetisci — non si vede nulla?

— No — rispose il mastro dopo qualche istante. — Pare che la baia sia proprio deserta.