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i mangiatori d'oppio 103


— Sarebbe peggio; ricadrebbero in una profonda apatia che ben presto li condurrebbe alla morte, — rispose Fedoro.

— E fumandolo, invece? — chiese il capitano.

— I fenomeni sono quasi identici, tuttavia meno intensi. Volete farne la prova? Il tartaro non mancherà di pipe, nè di oppio; devo avvertirvi, innanzi tutto, che le prime volte quel narcotico produce nausee e acuti dolori di testa.

— Non ne ho alcun desiderio. Ho udito raccontare che si beve anche col caffè.

— Sì, nel Turchestan; e quella bevanda eccitantissima si chiama koknar. È anzi tale l’abitudine che hanno ormai quegli abitanti, che non potrebbero farne a meno. Per loro è diventata una vera necessità, come per la maggior parte degli europei il vermouth, l’assenzio o la birra. L’uomo che volesse rinunciarvi, non potrebbe resistervi a lungo; diverrebbe presto un infelice, privo di qualsiasi energia, apatico, svogliato e non saprebbe imprendere qualsiasi lavoro.

— Al diavolo l’oppio! — esclamò Rokoff. — Preferisco mille volte la mia pipa carica di buon tabacco. —

In quel momento il tartaro usciva dalla capanna, recando su un tondo d’argilla i fagiani e l’anitra mandarina con un contorno di pien-hoa, specie di radici e di hing, frutta angolose che crescono negli stagni e che assieme alle prime surrogano, fino a un certo punto, il pane, che è quasi sconosciuto nella Tartaria e nella Mongolìa.

Portava inoltre un vaso colmo di acquavite e di riso e alcuni prosciutti, che dalla loro forma dovevano essere di cani e forse ingrassati con bachi da seta, come usano i cinesi.

— Riporta i prosciutti, — disse Fedoro. — Non fanno per noi.

Il tartaro lo guardò con una certa meraviglia, poi ritornò nella sua casupola borbottando.

I tre aeronauti si sedettero sotto una superba quercia che nonostante il freddo aveva conservato ancora gran parte del suo fogliame e attaccarono con molto appetito l’arrosto, le radici e gli hing, magnificando soprattutto la squisitezza dei due fagiani.

— Ecco una colazione che molti ci invidierebbero, — disse Rokoff che divorava per quattro. — Capitano, i vostri pasticci di California e dell’Australia farebbero certamente una ben meschina figura dinanzi a questi volatili.

— Nessuno c’impedirà di provvederci sempre di questi ar-