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il lago santo dei buddisti | 239 |
dintorni di questo lago e per magnificenza nulla hanno da invidiare a quelli famosi dell’Islanda e della Nuova Zelanda.
Buona parte dell’altipiano di Tant-la, che è uno dei più elevati, raggiungendo l’altezza di cinquemila e più metri, ne è sparso e questa è forse una delle cause principali per cui i buddisti credono che quel territorio sia sacro, vedendo in quei fenomeni una manifestazione della potenza del loro Dio.
— Un bacino splendido, — disse Rokoff, che lo osservava col canocchiale. — E che montagne immense che lo circondano! Questo è il bello orrido.
— Tutte montagne sacre, — rispose il capitano. — Qui tutto è divino.
— Anche i sassi?
— Anche quelli.
— Anche gli abissi?
— Forse più dei macigni, perchè i Tibetani credono che si siano aperti per far salire in cielo qualche Lama morto nell’estasi della preghiera.
— E quel famoso convento, dove si trova?
— Lo vedremo presto, se il tempo ce lo permetterà.
— Il tempo!
— Minaccia un altro uragano, signor Rokoff.
— Che ci spezzi ancora le ali?
— I venti soffiano furiosi sulle Tant-la, forse più che sugli altipiani settentrionali. Vedo una nuvola nera alzarsi verso l’estremità del lago e che mi sembra satura di elettricità.
— Se prendessimo terra prima che scoppiasse? — chiese Fedoro.
— Siamo in una regione abitata da fanatici e potremmo avere peggiore accoglienza che nel vallone. L’uomo bianco qui non è tollerato.
— Nemmeno dai monaci!
— Soprattutto dai Lama, che considerano gli europei come spioni e come eretici. Cercheremo di attraversare il lago prima che la bufera ci sorprenda. Le sponde meridionali sono meno abitate.
— Eppure non vedo alcun villaggio nemmeno qui, — disse Rokoff.
— V’ingannate, — rispose il capitano. — Ecco Thuigo laggiù, seminascosto fra le rupi. Fra una mezz’ora ci libreremo sopra le sue capanne.