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96 | emilio salgari |
ricolo che li minacciava e che non conoscevano ancora, ignorando le intenzioni di quegli uomini che avevano intrapresa quella spedizione notturna al rottame, li spronava a procedere ed a superare tutti quei diversi ostacoli.
Fortunatamente i muggiti delle onde, le quali si rompevano contro le scogliere e sui bassifondi, soffocavano il rumore dei loro passi.
Camminavano da tre quarti d’ora, sempre salendo e scendendo gli avvallamenti di quell’alta sponda, quando il signor Held s’arrestò. Dinanzi a lui s’apriva una nera apertura che s’inoltrava nei fianchi d’una roccia colossale.
– Cosa c’è, signor Held? – chiese Amely.
– Siamo dinanzi ad una caverna, se non m’inganno – rispose egli.
– Entriamo – disse il soldato, che lo aveva raggiunto.
– Che vi sia qualche fiera nell’interno? – chiese la giovanetta.
– Non vi saranno che delle rondini salangane – disse il siciliano.
– Avete un pezzo di candela? – chiese Held.
– Ho l’esca della mia pipa e potrà servirci.
– Accendetela, Lando.
Il soldato frugò nelle tasche, trasse un lungo pezzo di filo incatramato e l’accese. Una luce abbastanza viva illuminò l’entrata della caverna.
Armati i fucili, non sapendo se quell’antro era deserto od abitato, s’avanzarono con precauzione, e si trovarono in una specie di stanza irregolare, bassa assai, ma non tanto da impedire di tenersi in piedi anche un uomo di alta statura, e cosparsa d’una grande quantità di sterco d’uccelli.
Appena la luce si proiettò su quelle pareti, si udì uno squittìo assordante e numerosi volatili s’alzarono da tutte le parti, precipitandosi verso l’apertura.
– Sono rondini salangane – disse Held, prevenendo la domanda di Amely.
– Vi sarebbe qui una fortuna da raccogliere – disse il soldato.
– Quale fortuna? – chiesero la giovinetta e Dik sorpresi.
– Ecco là dei nidi che valgono dei bei denari.
– È vero – confermò Held. – I cinesi li pagherebbero ben cari, poichè sono tutti nidi di prima qualità.