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108 emilio salgari


– Sogna, la povera fanciulla – mormorò. – E chissà come e se usciremo vivi da questo disgraziato viaggio!...

Si sedette presso il soldato che masticava con visibile soddisfazione un pezzo di sigaro e s’immerse in profondi pensieri, pur tenendo gli occhi ben aperti dal lato della foresta e dal lato del mare e tendendo gli orecchi.

La notte però fu tranquilla. Nella tenebrosa foresta si udirono bensì delle urla che annunziavano la vicinanza delle fiere, ma nessun animale osò avventurarsi presso la caverna.

Alle tre del mattino, ai primi chiarori dell’alba, si scorsero le scialuppe ed i canotti abbandonare l’Oregon e tornare verso la baia, ma si tennero così lontani dalle scogliere, che nè il soldato, nè l’olandese poterono distinguere le persone che li montavano.

Alle tre e mezza, quando gli astri cominciavano ad impallidire ed il mare a tingersi, verso oriente, dei primi riflessi dell’aurora, Held svegliò Amely e Dik.

– Bisogna partire, ragazzi miei – diss’egli. – Non dobbiamo rimanere qui.

– È accaduto qualche cosa di grave, signor Held? – chiese Amely.

– No, ragazza mia, ma siamo certi che O’Paddy è stato fatto prigioniero dai pirati, e temiamo che quei furfanti cerchino d’impadronirsi anche di noi.

– E lo lasciamo nelle mani di quegli uomini?...

– Te l’ho detto che nulla possiamo fare per lui. Un giorno però, quando non correremo più alcun pericolo, ti prometto di venirlo a cercare e di punire quegli uomini.

– Ma se lo uccidono?

– I pirati preferiscono di fare degli schiavi colla speranza di ottenere, più tardi, dei lucrosi riscatti. Partiamo, o sarà troppo tardi.

Si caricarono dei viveri e delle armi e volsero risolutamente le spalle al mare, dirigendosi verso la grande foresta. Il soldato si era messo alla testa, tenendo in mano la scure per poter aprire dei passaggi attraverso a quel caos di vegetali.

Ben presto si trovarono in piena foresta. A destra, a sinistra, dinanzi e di dietro s’alzavano alberi d’ogni specie, banani selvatici, mangli d’ogni sorta, palme dalle foglie immense, arbusti e canne colossali, gli uni addosso agli altri, confusamente intrecciati e collegati