Pagina:Salgari - I naufragatori dell'Oregon.djvu/132

Da Wikisource.
128 emilio salgari


– È vero, signor Held, che sanno costruirsi delle capanne? – chiese il soldato.

– No, ma i Dayaki affermano che durante la stagione piovosa si costituiscono dei ripari con delle foglie d’arecche o di felci.

– E non si possono addomesticare?

– Sì, quando vengono presi giovani e dànno prova d’una rara intelligenza e s’abituano facilmente alla loro prigionia.

– Che fosse un solitario, quello che ci ha assaliti? – chiese Amely.

– È probabile – rispose Held – ed avrà cercato di rapire qualcuno di voi. Non è la prima volta che i mias rubano delle donne e anche dei fanciulli.

Basta, riprendete il vostro sonno: io terrò compagnia a Lando, quantunque ormai non vi sia più alcun pericolo. L’uomo dei boschi, se non è morto, avrà da fare a curare le sue ferite.

– Terminate il vostro quarto di riposo, signor Held – disse il soldato. – Datemi un altro fucile, poichè quel mias ha schiacciato la canna del mio come se fosse stata un bocchino da pipa, e dormite tranquillo. L’emozione è passata e non ho paura.

– Come volete, tanto più che domani conto di farvi fare una lunga marcia.

L’olandese, Amely e Dik tornarono a sdraiarsi sui loro giacigli ed il siciliano riprese il suo posto accanto al fuoco con un altro fucile.

Null’altro accadde durante il suo quarto di guardia. Gli parve di udire più volte il soffio potente ed il grugnito del feroce scimmione, ma non lo vide più ricomparire. A mezzanotte l’olandese lo surrogò e alle quattro Dik e Amely, che non volevano essere da meno degli uomini, fecero l’ultimo quarto che fu più tranquillo degli altri, avendo le fiere l’abitudine di rintanarsi all’appressarsi dell’alba.

Alle sei i naufraghi si radunarono a colazione: alcuni biscotti e le frutta del durion formarono la minuta.

Amely e Dik, non abituati a vincere lo sgradevole odore che tramandano quelle frutta, dapprima esitarono a lungo, ma si dichiararono ben soddisfatti quando se le misero in bocca.

Indubbiamente non vi sono frutta più squisite di quelle prodotte da quegli alberi giganti. Sono grosse come la testa d’un uomo, di forma sferica, od oblunga, colla buccia verde-gialliccia, reticolata, difesa da acutissime spine, che colle mani non si possono impune-