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i naufragatori dell'«oregon» 147


sorridendo. – Non sono uomo da lasciarmi fare prigioniero, nè schiavo.

– Ma come avete fatto?...

– Ho ucciso i miei guardiani, mi sono impadronito della mia carabina ed ho virato al largo. Sono ventiquattro ore che vi cerco in questa immensa foresta. Poco fa ho udito degli spari e stavo dirigendomi verso questo luogo, quando ti ho veduto a passare a cavallo del rinoceronte.

– Avevamo fatto fuoco contro quell’animalaccio.

– Senza ferirlo.

– Sì, capitano. Ha una vera corazza indosso.

– Sono ben lieto di averti sbarazzato di quella pericolosa cavalcatura.

– Ed io vi ringrazio del vostro occhio infallibile. Ma... quel vostro malese non ci cercherà?...

– Sono certo che ha lanciato tutti i pirati sulle mie tracce.

– Era un ex-pirata?...

– Sì, ma non lo sapevo.

– Un briccone.

– Una canaglia di tre cotte. Sono ben contento che gli siate sfuggiti.

– Mettiamoci in cerca del signor Held, capitano. Sarà inquieto non vedendomi ritornare.

– Andiamo: ho fretta di lasciare questi luoghi e di giungere a Semmeridan; solamente là saremo salvi.

– Ma riusciremo a trovare i compagni, in mezzo a questa folta boscaglia?...

– Aspetta un po’.

Alzò il fucile e lo scaricò in aria. La detonazione si propagò di bosco in bosco, con lungo fragore.

Ricaricò l’arma e sparò un secondo colpo. Poco dopo si udì, a non molta distanza, uno sparo.

– Hanno risposto – disse il soldato.

– Ti cercano seguendo il sentiero aperto dal rinoceronte, ne sono certo. In marcia!

Abbandonarono quel luogo e si cacciarono sotto gli alberi cercando di seguire la via aperta dal grosso animale, segnalata da ammassi di foglie, di rami violentemente strappati o pendenti e da un