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i naufragatori dell'«oregon» 199


– Imitando la manovra delle scimmie. Si è aggrappato a qualche ramo d’albero curvato sul corso d’acqua e si è innalzato passando di pianta in pianta.

– E dove sarà disceso?

– Chi può dirlo?...

In quell’istante si udì a rintronare uno sparo.

– Fulmini!... esclamò il soldato, facendo un salto. – La carabina del signor Held!... Io la riconosco!...

– Il fucile dell’uomo bianco?... – chiese Malù.

– Sì!... Accorriamo!...

La detonazione era echeggiata verso il nord, a circa due o tre miglia. Il soldato ed i Dayachi si lanciarono verso quella direzione, massacrando, a colpi di parangs, i rami e le liane che impedivano a loro il passo.

Mezz’ora dopo incontrarono il drappello guidato dall’olandese, il quale marciava rapidamente sul sentiero.

– Signor Held!... – gridò il soldato, correndogli incontro. – Vi hanno assalito?...

– No, ma noi siamo spiati – rispose l’olandese.

– Avete veduto un altro malese?...

– Ne abbiamo veduto due fuggire attraverso il bosco.

– E avete fatto fuoco contro di loro?

– Sì, ma senza colpirli.

– E noi abbiamo perduto le tracce del nostro. Che O’Paddy ci tenda un agguato?...

– Lo temo, Lando.

– Canaglia!... Ci aspetterà sul Koti...

– Ma ci proteggerà il fratello di Sulinari.

– Erano armate quelle due spie?...

– Sì, e di fucile.

– Signor Held, bisogna affrettare la marcia per non farci sorprendere in mezzo alla foresta. Abbiamo dodici uomini risoluti e otto schiavi, ma tutti hanno una grande paura delle armi da fuoco.

– Lo so, Lando, e perciò procederemo più rapidamente che potremo.

– Siamo ancora lontani, Malù, dal kampong?

– Vi giungeremo domani sera – rispose il dayaco.

– In marcia!...