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i naufragatori dell'«oregon» 23

tale dell’arcipelago, domate tutte le insurrezioni, sottomesse tutte o quasi le belligere tribù dell’interno, era al colmo della prosperità e la si considerava – come anche oggi – la più opulenta e la più industriosa città dell’Oceania occidentale.

Il signor Wan-Baer e l’irlandese, attraversato il ponte di pietra, erano discesi lungo il molo che costeggia il Passig. Sempre a braccetto e sempre chiacchierando, erano giunti quasi all’estremità, presso il piccolo fortino, quando s’arrestarono entrambi, esclamando:

– Eccolo!...

Una bella nave a vapore di circa mille tonnellate, attrezzata a brigantino, dipinta di nero, con un’alta fascia rossa sopra i bordi, stava imboccando la foce del Passig, inoltrandosi a piccolo vapore.

La barca del pilota l’aveva già raggiunta, ma il capitano aveva fatto cenno che non era necessario e dall’alto della passerella comandava la manovra, mentre una parte dell’equipaggio stava preparando le àncore di posta e le imbarcazioni.

L’armatore si era spinto bruscamente fino sull’orlo del molo e di là aguzzava i suoi sguardi, come se cercasse di discernere, fra la folla dei passeggeri che si stipava alle murate, le persone che attendeva.

– Le scorgete? – chiese O’Paddy, dopo qualche istante.

– L’Oregon è zeppo di viaggiatori – rispose Wan-Baer, facendo un gesto di stizza.

– Temete che quelle persone non discendano?

– Spero che verranno a trovarmi.

– Sono vostre conoscenze?

– Qualche cosa di più.

– Vostri parenti, forse?

– Sì, O’Paddy.

– Diavolo!... Che bell’idea, signor Wan-Baer.

– Cosa volete dire?

– Ospitate quei vostri parenti in vostra casa e... con un colpo di mano si potrebbe bene alleggerirli dei famosi documenti.

– Un furto in casa mia?... Eh via!... Sono l’onesto Wan-Baer e poi non so se accetterebbero.

– Non c’è buon sangue fra voi?

– Non dico questo, ma dovendo io essere l’erede...

– Ah!... Si tratta d’una eredità che spettava a voi?...

– Cosa ne sapete voi?...