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i naufragatori dell'«oregon» 87


fuga tutti quei numerosi uccelli. Giunti sul ciglione, s’arrestarono ai piedi di un grande albero, il quale lanciava i suoi rami a quaranta metri d’altezza.

Dinanzi a loro si stendeva la foresta, ma così fitta che a prima vista pareva inaccessibile. Si scorgevano, uniti confusamente, coi rami intrecciati gli uni cogli altri, delle superbe arenghe saccarifere, specie di palme colle foglie piumate e assai lunghe, coperte da fibre solidissime somiglianti alle setole e che si adoperano per fabbricare stuoie e corde che resistono molti anni anche in acqua; dei sontar, altre specie di palme delle cui foglie anticamente si servivano i popoli indo-malesi per incidervi sopra le parole; dei banani chiamati dai malesi pisang, le piante più belle della vegetazione tropicale, già cariche di pesanti grappoli di frutta d’uno splendido giallo-oro; di mangostani, alberi alti come i nostri ciliegi e che producono le frutta più squisite che immaginare si possa, che si fondono in bocca come un gelato e che riuniscono gli aromi di mille gusti differenti, e ammassi immensi di cetting (strichnas tientè), arbusti arrampicanti dai quali si ricava un potente veleno che dà la morte in pochi istanti, producendo il tetano.

In mezzo a quelle piante volavano numerosi uccelli: delle colombe coronate, dalle splendide penne a riflessi verde-oro; degli argus, bellissimi fagiani, kakatue nere, pappagalli di varie specie colle penne gialle, rosse, azzurre, verdi e parecchie coppie di calaos o di tucani rinoceronti, bizzarri uccelli, grossi, robusti, colle penne nere sopra e bianche sotto ed il becco enorme in paragone della grandezza del corpo, lungo circa trenta centimetri, grosso assai, e sormontato superiormente da una specie d’elmetto terminante in una punta aguzza.

– Accampiamoci – disse il signor Held. – Dall’alto di queste rupi noi potremo sorvegliare il mare, ed in caso di pericolo, rifugiarci prontamente nella foresta.


CAPITOLO XI.

Manovre misteriose.


L’isola di Borneo, sulle cui sponde i naufraghi dell'Oregon erano stati spinti dall’uragano, è la più grande, ma nello stesso tempo la meno nota e la più selvaggia terra dell’immenso arcipelago indo-malese.

È situata sotto l’equatore, nel mezzo di quell’ampio semicerchio