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cordo fatto col re di Bantan, ma, discacciati più tardi colla forza, non vi ritornarono che nel 1748.

Da quell’epoca hanno cercato di allargare la loro prima conquista ed oggi la loro bandiera sventola sulla terza parte delle spiagge dell’isola, ma sono ancora numerosi i regni indipendenti.

Il più potente è il Sultanato di Borneo, che dall’estremità settentrionale dell’isola spinge i suoi confini fino agli Stati occidentali vassalli degli Olandesi, per una lunghezza di centosettanta leghe marine; poi vengono il Sultanato di Cotti sulle sponde orientali; quello di Semmeridan, costituito da una numerosa colonia di Bughisi; di Passir ad ostro di quello di Cotti, nido di formidabili pirati, poi di Samba, di Mumpava, di Landac, di Pontianak, di Sintag, di Sagù, di Mataro-Caudavang e di Simpag; ma questi ultimi sono tutti tributari degli Olandesi e sono tenuti in freno da forti difesi da guarnigioni bianche.

In quanto alla popolazione totale dell’isola, non si è potuto mai sapere a quanto ammonti, non essendo gli Europei mai riusciti ad inoltrarsi nell’interno che è abitato dai ferocissimi dayaks. Alcuni credono che tocchi i quattro milioni, ma altri ritengono, e più con ragione, che così vasta contrada abbia il doppio e forse il triplo.

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Il sole calava verso il mare tingendo di rosso gli estremi confini dell’orizzonte e nè O’Paddy, nè il suo malese si erano ancora fatti vedere.

Già sotto la foresta le tenebre cominciavano ad addensarsi e gli uccelli a poco a poco cessavano i loro stonati cicalecci. Le piccole lucertole volanti, le draco, come le chiamano i malesi, lunghe venti centimetri, con una coda compressa, e con certe membrane che s’allungano sui loro fianchi e che fanno l’ufficio di vere ali, si affrettavano a raggiungere le cime degli alberi, emettendo i loro ultimi gridi e spiccando delle volate di trenta metri; gli scoiattoli volanti, strani animali, più grossi di quelli comuni, pure forniti di membrane che partono dalle gambe anteriori e che si uniscono alle gambe posteriori, si celavano frettolosamente fra le fronde più folte per mettersi al riparo dai serpenti, mentre in alto cominciavano a volteggiare dei pipistrelli di dimensioni straordinarie, grossi come una gallina faraona, colle ali coperte di peli a riflessi giallastri, schifosi a vedersi, ma la cui carne è assai pregiata da tutti i popoli del Borneo.

Dei vaghi rumori si udivano nella foresta: dei sibili che annun-