Pagina:Salgari - I pescatori di trepang.djvu/10

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in quando tendeva gli orecchi, come se volesse raccogliere qualche suono ben differente dai muggiti che producevano le onde nell’infrangersi contro le scogliere.

Anche l’equipaggio chinese pareva inquieto e guardava con diffidenza quelle coste, come se da un istante all’altro dovesse comparire un grave pericolo.

In pochi minuti la giunca, che navigava con velocità notevole, essendo alzata una fresca brezza che veniva dall’ovest, superò la punta rocciosa additata dal capitano ed entrò in una vasta baia cinta da scogliere corallifere, le cui sponde scendevano dolcemente verso il mare.

— È questa? chiesero i due giovanotti.

— Sì, rispose il capitano, che ora osservava attentamente l’acqua della baia. Qui vi è una vera fortuna per noi e per l’armatore della giunca.

— Il trepang abbonda? chiese il giovanotto più anziano.

— Sì, Cornelio: faremo una raccolta miracolosa ed in poche settimane.

— Sono impaziente di assistere a questa pesca.

— Un giorno diventerai anche tu un abile pescatore e...

Un grido bizzarro, che pareva venire dalla spiaggia, gli tagliò bruscamente la frase.

Cooo-mooo-èèè!...

— Mille lampi! esclamò il capitano, aggrottando la fronte. L’istinto non mi ingannava!...

— È il grido dei trepang? chiese Hans.

— I trepang non hanno voce.

— Di qualche animale? chiese Cornelio.

— Peggio ancora: è il grido di raccolta degli australiani.

— Ma io non li vedo.

— Ma ci hanno veduti loro, disse il capitano, che era diventato pensieroso.

— E temi che ci assalgano?...

— Non ora, ma temo pei miei chinesi. Sapendo di aver vicini quei mangiatori di carne umana, rifiuteranno di sbarcare.

— Capitano Wan-Stael, avete udito? chiese il vecchio marinaio, che aveva abbandonato la ribolla del timone ad un chinese.

— Sì, vecchio mio, ma io non rinuncerò alla pesca. La