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152 capo xv.


— Che animali sono?...

— Sembrano scimmie, più che volpi; sono alte mezzo metro, con una testa piuttosto piccola che rassomiglia un po’ a quella degli scoiattoli, col pelo rosso-oscuro, e spiccano delle vere volate di sessanta od ottanta metri. Ve ne sono pure delle altre che hanno una coda lunga un buon piede, ma spiccano dei voli meno lunghi.

— Ma come fanno a volare?

— Colle ali.

— Delle scimmie colle ali?... Ma tu sogni, Horn.

— No, signor Cornelio, ma non vi dico che le loro ali siano uguali a quelle degli uccelli, tutt’altro. Hanno una specie di membrana che parte dalle zampe anteriori, si unisce a quelle posteriori e si prolunga fino alla coda. Agitando in fretta le zampe, agitano pure quella membrana e spiccano la volata, ma come dissi, non si reggono per più di sessanta od ottanta metri.

— E ve ne sono in quest’isola?

— Ne ho vedute molte nel porto di Dori e nei boschi della baia di Geelwinc.

— Taci!...

— Ancora?...

— Ma questa non è una scimmia volante.

Tesero gli orecchi rattenendo il respiro e udirono, verso l’alto corso del fiume, un tonfo che pareva prodotto dalla caduta d’un corpo pesante. Guardarono in quella direzione, ma l’ombra dei boschi era così cupa, che non riuscirono a distinguere nulla.

— Hai udito, Horn?

— Sì, signor Cornelio rispose il marinaio, che era diventato inquieto.

— Che qualcuno si sia tuffato nel fiume?

— Lo temo.

— Qualche pirata forse?

— Ma i pirati devono venire dalla parte della foce.

— È vero, ma possono aver preso terra per sorprenderci d’ambe le parti.

Wan-Horn non rispose, ma crollò il capo come non prestasse fede.

— Cosa facciamo? chiese Cornelio, dopo alcuni istanti di silenzio.