Pagina:Salgari - I pescatori di trepang.djvu/219

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il babirussa 217


— È ferito!... esclamò Wan-Horn. Inseguiamolo, signor Cornelio.

— Ma cos’era? chiese il giovane cacciatore.

— Un babirussa: affrettiamoci o perderemo le sue tracce.

Si slanciarono tutti e due nel bosco e si misero a inseguire l’animale, il quale aveva spruzzate di sangue le erbe ed i cespugli.

Non doveva essere lontano, perchè lo udivano galoppare dinanzi a loro, grugnendo e urtando furiosamente le liane, le piante arrampicanti ed i rami dei cespugli.

Cornelio, che era più agile, correva come un daino saltando le radici, scivolando sotto quella rete di corde vegetali, seguìto da Wan-Horn che faceva sforzi disperati per non perderlo di vista, ma il babirussa, quantunque continuasse a perdere sangue, fuggiva sempre.

Quella corsa durava da mezz’ora, quando Cornelio, che aveva ricaricato l’arma, lo scorse in mezzo ad una rete di liane che lo aveva, in certo qual modo, imprigionato. Fece fuoco la seconda volta e lo vide stramazzare fulminato.