Pagina:Salgari - I pescatori di trepang.djvu/221

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il babirussa 219


prese una dozzina di costolette e si misero in cammino per ritrovare i loro compagni, cercando possibilmente di rifare la strada percorsa. Disgraziatamente avevano dimenticato di notare i luoghi che avevano attraversato correndo o di marcare gli alberi con qualche tacca, precauzione indispensabile per chi si avventura in una foresta vergine e per colmo di sventura le tracce di sangue lasciate dal babirussa, si erano completamente seccate e non erano più visibili in mezzo a quel caos di vegetali. Percorsero due chilometri, poi tre, poi quattro, poi cinque, ma la macchia degli alberi moscati non appariva. Entrambi, in preda ad una viva ansietà, s’arrestarono.

— Che ci siamo smarriti? chiese Cornelio.

— Lo temo, rispose il marinaio. Senza dubbio noi abbiamo deviato.

— Ciò non è difficile, in mezzo ad una foresta, Horn. Tu marinaio, sai che l’uomo privo di direzione o di segnali, ha una tendenza a descrivere dei circoli più o meno allungati.

— È vero, signor Cornelio, e sempre da destra a sinistra.

— Che sia toccata anche a noi l’istessa cosa e che ci siamo allontanati, invece di avvicinarci?

— Comincio a crederlo.

— Quale disgrazia!

— Abbiamo le nostre armi.

— E cosa vuoi dire?

— Che possiamo fare dei segnali.

— Cominciamo, prima di smarrirci di più, Horn.

Alzò il fucile e lo scaricò in aria, ma parve che la detonazione si soffocasse sotto le immense arcate di quella fitta foresta. Attesero parecchi minuti in preda ad una crescente ansietà, sperando di raccogliere qualche lontano sparo.

— Hai udito nulla? chiese Cornelio.

— Nulla, rispose il marinaio, che era diventato pallido. Questa massa di verzura, che si estende sopra le nostre teste, impedisce alla detonazione di espandersi.

— Continuiamo il fuoco, Horn.

Il marinaio scaricò il suo fucile tenendolo più alto che potè, poi fece fuoco Cornelio, poi entrambi insieme spaventando gli uccelli della foresta, ma nessun segnale fu udito, nè lontano, nè vicino.

— Ci siamo smarriti, disse Cornelio.