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10 Capitolo Secondo.

tone dell’America centrale e dell’America meridionale, private delle robuste braccia dei negri, erano rapidamente deperite mandando in rovina i ricchi proprietari.

I rischi che correvano le navi negriere erano d’un subito diventati tali, da frenare quasi di colpo l’esportazione dei negri.

Quella razza di intrepidi ma anche di crudeli scorridori del mare, era dunque a poco a poco scomparsa.

I numerosi stazionari inglesi e francesi, scaglionati lungo le coste dell’Africa, alla foce dei grandi fiumi del Congo e della Benguela e sulle coste della Guinea, dopo d’aver dato ai negrieri terribili lezioni, erano finalmente riusciti a porre un termine alla tratta.

I piantatori che vedevano inaridire le loro proprietà, cercarono allora di trovarvi un rimedio. Soppressa l’esportazione della razza negra, pensarono di rivolgersi ad altra razza.

La China colla sua esuberante popolazione, poteva ben fornire braccia ed a buon mercato. Un salasso a quei quattrocento cinquanta milioni di abitanti non doveva essere tale cosa da allarmare le nazioni europee e tanto meno l’apatico governo chinese.

E così fu inventata la tratta dei coolies, tratta che doveva, fino ad un certo punto, rimettere in fiore le immense piantagioni quasi ormai del tutto abbandonate per mancanza di lavoratori. Il chinese se non ha la robustezza dell’africano è pur sempre un buon lavoratore, paziente, resistente ai climi più torridi, alle febbri e anche alle fatiche.

Nata l’idea, eccola messa in esecuzione. Non si trattava che d’ingannare i vigili guardiani del trattato d’Aberdeen e l’inganno fu trovato e come!

Non più tratta, ma semplice emigrazione. Che cosa potevano fare i comandanti degli incrociatori quando loro si mettevano sotto il naso un vero contratto firmato ed approvato dall’emigrante?...

Ecco dunque nel 1847 apparire le prime navi incaricate di trasportare in America gli arruolati chinesi, destinati ai piantatori dell’America centrale ed ai proprietari delle cave di guano, delle isole del Perù. Degli agenti chinesi e portoghesi percorrono le coste della China, fanno incetta di prigionieri di guerra, allora molto abbondanti in causa delle ostilità esistenti fra le tribù del Kuang-tung occidentale, fra gli Hakka ed i Pun-te ed accumularli nella isoletta portoghese di Macao, rinchiudendoli in appositi recinti chiamati barramcoes.

Altri invece incettano agricoltori e pescatori per mezzo di barche armate da chinesi e da portoghesi, oppure acquistano a prezzi derisorii quei poveri diavoli che, rovinati nelle case da giuoco appositamente istituite, hanno venduta la propria persona, cosa permessa dalle barocche leggi chinesi.

Con orribili minaccie si fanno firmare loro dei contratti per otto anni, coi quali si obbligano di lavorare pei loro proprietarii, dietro il modico compenso di quaranta lire al mese, oltre il vitto ed il vestito.