Pagina:Salgari - I solitari dell'Oceano.djvu/206

Da Wikisource.
200 Capitolo Ventottesimo.

e per essersi sbarazzato poco prima del salva-gente, si spinse innanzi.

Il giovane peruviano, sfinito, quasi svenuto dai continui urti dei cavalloni, non opponeva più nessuna resistenza, e si lasciava trascinare dalla risacca. Se non avesse avuto l’anello di sughero sarebbe certamente calato a picco.

Sao-King in quattro bracciate lo raggiunse, s’aggrappò con una mano al galleggiante del giovane e coll’altra ad una radice, aspettando che l’onda che sopraggiungeva si sfasciasse e passasse oltre.

— Coraggio! — ebbe appena il tempo di dire.

Il cavallone piombò sopra di loro muggendo, li rovesciò sbattendoli l’uno contro l’altro, ma il chinese non lasciò la radice.

Passata quella montagna d’acqua, afferrò fra le robuste braccia il povero giovane diventato inerte e balzò sopra le piante, fuggendo a precipizio.

Non si fermò che a cento passi entro terra, alla base d’un albero immenso, il quale stendeva i suoi rami in forma d’ombrello.

Sao-King depose il giovane su un ammasso di foglie e lo spogliò per vedere se aveva riportata qualche ferita.

— Nemmeno una scorticatura, — disse. — Si rimetterà subito in piedi.

Poteva toccarci di peggio con tutte quelle scogliere ed è stata una vera fortuna giungere qui interi.

Si mise a strofinarlo vigorosamente per riattivargli la circolazione del sangue, non arrestandosi se non quando lo vide riaprire gli occhi.

— Sei tu Sao-King? — chiese il giovane, tentando di sorridergli. — Mi pareva di essere andato a fondo e di trovarmi in compagnia dei granchi.

— Se non aveste avuto il salvagente non sareste mai giunto, — rispose il chinese.

— Siamo sull’isola?

— Sì, signor Ioao.

— Ed il vascello, l’hai veduto?

— No, però lo ritroveremo. Deve aver rimontato il canale per trovare un buon ancoraggio.

— Sao-King, cerchiamo di costruirci un ricovero. Ho freddo e l’alba è forse ancora molto lontana.

— Vi è qui un albero che fa per noi. I neo-caledoni si costruiscono dei ripari sufficientemente comodi colla sua scorza. —

Il chinese, che pareva instancabile, non ostante quella faticosa traversata in mezzo a quelle onde formidabili, si levò dalla cintura il coltello da manovra, tagliò quattro o cinque rami da un cespuglio che cresceva poco lontano e li conficcò nella corteccia tenera, quasi spugnosa, del grand’albero.

Ciò fatto, incise longitudinalmente il tronco in varii luoghi e