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L'assalto delle pantere 149


quelle piante e dall’umidità della notte, che produce sovente la terribile febbre dei boschi.

Mentre Than-Kiù vegliava su di lui, il bravo malese ed il giovane chinese percorrevano da mane a sera la foresta in cerca di provviste, scalando gli alberi per spogliarli delle frutta migliori e frugando i macchioni per saccheggiare i nidi dei volatili od impadronirsi della selvaggina che vi si nascondeva.

Le provvigioni così abbondavano nella capanna, tornando i cacciatori o con banani profumati, o con deliziosi mangostani, o con enormi durion, frutta che tramandano un odore disgustoso di aglio marcio ma che sono squisite come la miglior crema e che hanno un aroma che sembra formato di mille essenze; oppure recavano delle frutta d’artocarpo, grosse come la testa di un uomo, rugose, e contenenti una polpa giallastra che ha il sapore dei carciofi o di certe specie di zucche e che arrostita surroga il pane.

Altre volte invece tornavano dalle loro escursioni portando qualche giovane babirussa sorpreso nel suo covo, o qualche giovane scimmia o delle uova di calaos o delle nidiate di pappagalli o di fagiani dorati e perfino qualche testuggine di terra.

Dieci giorni erano così trascorsi in perfetta calma, durante i quali le carni strappate dal proiettile di Pandaras si erano completamente rimarginate e l’osso quasi unito, con grande soddisfazione del ferito che soffriva assai di quella immobilità forzata.

L’undicesimo giorno però, un avvenimento inaspettato venne a mettere in apprensione gli accampati ed a turbare la loro tranquillità.

Sheu-Kin, come il solito, si era recato in un certo luogo pantanoso, dove pareva che si radunassero tutti gli scoli della foresta, per cercare qualche testuggine, avendone sorprese altre al tramontare del sole, quando nel girare gli sguardi intorno, vide dinanzi a sè, alla distanza di quaranta passi, un animale che gli agghiacciò il sangue.

Era più grosso di un pardo nebuloso, misurando un metro e mezzo di lunghezza con un’altezza di ottanta o novanta centimetri, aveva la testa piccola e di aspetto ferocissimo, il collo lungo e robusto, le gambe corte e muscolose, una coda lunga un buon metro ed il pelame nero lucente, con delle macchie d’un nero più intenso ed opaco.

Il chinese non aveva mai percorso i boschi delle grandi isole malesi, nondimeno si era subito accorto con quale formidabile avversario avrebbe avuto da fare se fosse stato assalito, avendo riconosciuto in quell’animale una pantera nera, una fiera che gode una triste celebrità per la sua ferocia e per la sua voracità. Sheu-Kin era coraggioso, lo si è visto alla prova, pure nel trovarsi dinanzi a quella pan-