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Il sultano di Butuan | 267 |
Ad un tratto si volse verso Than-Kiù col viso abbuiato.
— Tu rimarrai qui, Fiore delle perle, sotto la guardia del marinaio. Non si sa mai ciò che può accadere. Diremo al monarca che tu sei molto stanca e che non ti reggi in piedi. Sheu-Kin, Pram-Li, non dimenticate i fucili. —
Uscirono dietro la scorta e si diressero verso le capanne occupate dal monarca.
Quel despota s’era comodamente istallato nella piccola piazzaforte, da vero padrone.
Aveva fatti levare i fasci di spine che empivano i fossati, abbattere parte delle palizzate e rovesciare perfino alcune tettoie, col pretesto che gl’impedivano di vedere il lago.
Quando Bunga, Hong ed i suoi compagni entrarono, trovarono il monarca adagiato sopra ad un fitto strato di stuoie, in compagnia dei suoi capi.
Gli ospiti del capo degli igoroti mangiavano e bevevano allegramente alle spalle di quei poveri indigeni. Tutte le provvigioni del villaggio erano state requisite e ammonticchiate sotto le tettoie, in attesa di venire consumate.
Vedendo Hong, Sheu-Kin e Pram-Li armati, il monarca li guardò sospettosamente, dicendo:
— I vostri fucili non erano necessari qui.
— Non ci separiamo mai dalle nostre armi da fuoco, — rispose arditamente Hong. — Tale è il costume del nostro paese.
— Sedete e mangiate: vi ho fatto l’onore d’invitarvi alla mia tavola e... pare che manchi qualcuno: il giovane o la giovane che vi accompagnava.
— Quel ragazzo è stanco, — rispose Hong.
— Ah!... È un ragazzo!... — disse il sultano, sorridendo beffardamente. — Lo credevo una fanciulla. Orsù mangiate e bevete: le provvigioni abbondano nel villaggio di Bunga.
— Ve ne sono anche altre, — rispose il capo degli igoroti.
— E perchè non me le hai mandate? Io sono tuo ospite ed ho con me molta gente da nutrire.
— Le ho serbate per offrire a te ed ai tuoi guerrieri un gran banchetto.
— E quando?...
— Questa sera.
— Tu sei un bravo amico, Bunga, — disse il sultano. — Già sapevo che qui sarei stato bene accolto ed ecco il motivo per cui ho condotto con me un seguito numeroso. Diversamente sarei venuto colla mia sola scorta. —