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272 Capitolo trentaquattresimo


Le canoe si erano appena scostate dalla riva, quando nel villaggio scoppiarono urla tremende.

— Dov’è il sultano?... — si gridava.

I guerrieri che non avevano ceduto all’ubriachezza, si vedevano correre fra le capanne ed i falò, brandendo le armi. Parevano in preda ad una collera terribile.

— Dov’è il sultano? — urlavano insistentemente. — Tradimento!... Tradimento!... —

Alcuni, più in gambe degli altri, sospettando qualche cosa, si erano precipitati verso la spiaggia. Vedendo la flottiglia allontanarsi, la loro rabbia scoppiò tremenda.

— Siamo stati traditi!... Sangue e strage!... —

I loro compagni, udendo quelle grida, si erano rovesciati confusamente sulla spiaggia, agitando forsennatamente le armi. Parecchi altri, non completamente ubriachi, si erano svegliati.

La grande canoa si era arrestata a trecento passi dalla riva. Hong, ritto sulla prora, col fucile in mano, guardava tranquillamente quei forsennati.

Vedendolo, quei guerrieri del sultano che possedevano delle armi da fuoco fecero una scarica, la quale però fu assolutamente innocua e non ottenne altro effetto che di fare molto fracasso, tanto erano pessimi quei moschettoni.

— Tornate a terra o vi faremo a brani! — gridò un vecchio guerriero che si era già spinto in acqua.

— Che i sudditi del sultano mi ascoltino! — tuonò Hong.

— Silenzio! — gridò il vecchio guerriero, volgendosi verso i compagni. — L’uomo dalla faccia gialla sta per parlare. Lasciamolo dire: poi lo uccideremo!...

— Il sultano è nelle nostre mani e così pure il suo primo ministro. —

Urla terribili accolsero quelle parole e parecchi guerrieri fecero atto di gettarsi nel lago, ma il vecchio li trattenne ed intimò il silenzio, gridando a Hong:

— Continua!...

— Al vostro monarca non sarà fatto alcun male, ve lo promettiamo; badate però che se voi abbruciate il villaggio noi getteremo il sultano nel lago, con una pietra al collo. Ho detto!...

— Cosa vuoi farne allora di lui? — chiese il vecchio.

— Lo saprete domani.

— Noi vendicheremo l’affronto fatto al nostro sultano.

— Provatevi! — tuonò Hong.

Ciò detto diede il comando ai rematori di prendere il largo e di