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La caccia ai fuggiaschi 23


— Morte di Confucio!... — esclamò Hong, senza rallentare la corsa. — Se non cessano il fuoco, fra poco avremo alle spalle altri curiosi. Toh!... Lo dicevo io!... Udite! —

In una via laterale si udivano accorrere delle altre persone. Erano guardie o dei cittadini in ritardo?

Senza attendere che si mostrassero, Hong voltò l’angolo d’una nuova viuzza, mentre i suoi compagni, che si vedevano stretti da vicino e bersagliati dalle palle, bruciavano risolutamente le cariche delle loro rivoltelle per tentare d’arrestare gl’inseguitori.

La prima pattuglia, dinanzi a quella resistenza inaspettata, aveva rallentata la corsa, ma dalla via laterale ne era sbucata un’altra composta di otto persone, le quali avevano senz’altro aperto il fuoco sui membri del Giglio d’acqua, gettandone a terra due.

Gli altri sei ripresero la fuga a precipizio, raggiungendo Hong che non aveva abbandonata Than-Kiù, quantunque questa lo avesse replicatamente pregato di metterla a terra.

— Capo, — disse uno, — stiamo per venire presi. Abbiamo venti uomini dietro di noi e forse altre pattuglie stanno per giungere.

— Abita qualcuno dei nostri qui? — chiese Hong, lanciando uno sguardo inquieto sulle case vicine.

— No, siamo nel quartiere malese.

— Dove mette questa via?...

— Sulla gettata, — disse Pram-Li.

— Allora possiamo ancora essere salvi.

— Le pattuglie ci cacceranno in mare.

— E noi le faremo correre, — disse Hong. — Orsù, di galoppo!... Bisogna guadagnare il molo prima che vi giungano i soldati. —

Raddoppiando gli sforzi, il drappello, pochi istanti dopo sbucava sul molo, il quale in quel momento era deserto, non essendo le due pattuglie ancora giunte.

Hong con un rapido sguardo ispezionò la sponda e visto che vi erano ancorati parecchi prahos e delle giunche chinesi, attraversò celeremente la gettata, balzò su di un pontile e si slanciò sulla tolda di una tow-mêng che aveva le vele mezze imbrogliate, come se l’equipaggio attendesse l’alba per salpare.

I suoi uomini lo avevano seguìto, senza chiedersi quale strana idea avesse il loro capo per cercare rifugio su quella nave chinese.

Hong lasciò andare Than-Kiù, con un colpo di coltello recise le due gomene che trattenevano a terra la tow-mêng, poi comandò con voce tranquilla:

— Ohe!... Issa!... Un uomo al timone!

— Cosa fai?... — chiese Than-Kiù, stupita.