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Un uomo gelato vivo 119


presso gli Hoolygani se ti ostinassi a rimanere muto e se tu cercassi d’ingannarci.

Il tuo servo è ormai nostro prigioniero, quindi tu non puoi sperare su alcun aiuto.

Ora rispondi alle domande che ti rivolgeranno quei due signori.

Bevi pure un bicchiere di champagne o di sliwowitz per rimetterti un po’ dallo spavento.

Noi te lo permettiamo.

— Non ho sete in questo momento, — rispose l’intendente, battendo i denti.

— Allora berrai più tardi: rispondi.

— Io non posso rispondere, perchè non so nulla. Il mio padrone è partito e non mi ha confidato dove andava.

— Con chi è partito? — chiese Wassili.

— Con una fanciulla.

— Chi è?

— Non l’ho mai saputo.

— Lo seguì volontariamente? — chiese Fedoro.

— La fanciulla dormiva quando lasciò il palazzo. Credo che le avessero fatto bere qualche potente narcotico.

— Dove si è imbarcato il barone? — chiese Wassili.

— A Riga.

— Su una delle sue navi?

— Sì.

— Come si chiama quel vapore?

— Non lo so.

— Lo sai e non vuoi dircelo, — disse Boris. — Ti costringeremo però a dircelo.

— Pugno di ferro, — disse l’atman. — Collocati dietro a quest’uomo e se esita a rispondere alle domande che gli rivolgeranno questi signori, fracassagli il cranio. —

L’intendente, udendo quell’ordine, aveva mandato un urlo di spavento.

— No!... No!... grazia!... Non uccidetemi!... — aveva gridato. — Io sono un povero uomo!

— Che per far piacere al padrone manda alle miniere siberiane due galantuomini, è vero signor Stossel? — disse Wassili beffardamente.

— Che cosa volete dire, signore?

— Che noi siamo stati informati che sei stato tu ad introdurti nel