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128 Capitolo XI.


— So che la vostra è realmente una macchina meravigliosa, — rispose l’ex-comandante della Pobieda.

— In dodici giorni noi saremo in vista di quelle isole, poichè spingeremo lo Sparviero con massima velocità e non avendo dinanzi a noi delle montagne da superare, nè alcun altro ostacolo, spiccheremo delle volate fulminee.

— Vorrei però sapere, — disse Rokoff, — perchè quel furfante è andato a rifugiarsi in quell’isola.

— Le Tristan de Cunha formano come un piccolo mondo a parte, — disse Boris, — un mondo quasi dimenticato e Teriosky deve averlo scelto, colla speranza di far perdere a noi completamente le sue tracce e certo vi sarebbe riuscito senza la lettera che siamo riusciti a strappare all’intendente.

— A proposito, che cosa sarà accaduto a quel disgraziato? — chiese Fedoro. — Io non l’odo più gridare.

— Probabilmente quei terribili banditi l’avranno finito, — disse l’ufficiale dei cosacchi.

— Bah! Un birbante di meno!

— Che avrebbero potuto risparmiare, — disse Wassili, alzandosi. — Mi ero quasi scordato di lui.

Amici, andiamo a vedere se possiamo strapparlo dalle mani di quei miserabili.

Io gli ho perdonato le terribili torture che per tanti mesi mi ha fatto soffrire, colle sue infami denunce nelle cupe miniere d’Algasithal.

— Io spero che sia morto, — brontolò Rokoff, il quale, da vero cosacco, non aveva l’animo molto sensibile.

Tutti si erano alzati in preda ad una certa agitazione.

I tre marinai dello Sparviero aprirono la porta che avevano sprangata solidamente per impedire qualche brutto ritorno dei sanguinari membri della gaida. Al di fuori la nebbia calava sempre, addensandosi specialmente intorno alla lampada elettrica sospesa all’antenna.

— Non vedo nessuno intorno alla vasca, — disse Rokoff, il quale, per precauzione aveva impugnata la rivoltella, non avendo più alcuna fiducia negli Hoolygani.

— Che si siano già allontanati senza nemmeno degnarsi di avvertirci? — chiese Fedoro.

— Allora vi è un morto, — rispose il cosacco.

S’avvicinarono cautamente alla vasca entro la quale pioveva la luce proiettata dalla lampada.