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Un documento prezioso 131


Il morto c’era davvero. L’intendente, completamente chiuso dal ghiaccio che gli si era serrato addosso, non mostrava che la testa reclinata e spaventosamente alterata. Gli Hoolygani erano già scomparsi.

— Quei bricconi sono uomini di parola, — disse Rokoff, tranquillamente. — Non amerei però d’aver da fare con loro.

— Andiamocene, amici, — disse Wassili, volgendo lo sguardo altrove. — Non lasciamoci sorprendere qui e coinvolgere in un delitto che noi non abbiamo commesso. Avete un ricovero da offrirci, Fedoro?

— Io e Rokoff abbiamo affittato un appartamentino all’estremità meridionale della Nevsky ed è abbastanza comodo per alloggiarvi tutti. Ranzoff, non potremo partire di certo questa notte.

— Liwitz è andato a pescare le trote sul Ladoga, — rispose il capitano dello Sparviero. — Non tornerà prima di domani sera.

Signor Fedoro, vi è un terrazzo sopra il vostro alloggio?

— Ed a nostra disposizione, signor Ranzoff.

— Allora tutto va bene. Sgombriamo prima che giunga qualcuno. Sono già le due del mattino. —

Rimanere più a lungo in quel luogo non era infatti prudente. La polizia poteva aver notato quelle troike uscite, ad un’ora così tarda, da quell’albergo sospetto e averne seguito le tracce, poichè non tutti gli agenti avevano paura degli Hoolygani.

Una sorpresa non aveva nulla di straordinario.

Il drappello attraversò il parco quasi a passo di corsa e, trovata la porticina aperta, uscì sulla via.

Come già si erano immaginati, slitta e troike erano scomparse insieme all’atman, a Olga ed i membri della gaida.

Fortunatamente la Nevsky non era molto lontana.

Fedoro e Rokoff, che conoscevano ormai benissimo Pietroburgo, in pochi minuti raggiunsero il piccolo palazzo di Anitchoff, il luogo preferito da Alessandro III e che contiene la famosa biblioteca imperiale, istituita con immense spese dall’imperatrice Caterina e che si gloria di mostrare ai visitatori, specialmente francesi, i manoscritti di Diderot, i registri della Bastiglia, la biblioteca di Voltaire e la celebre statua del grande filosofo riprodotta in duplice copia da Houdon, ed agli italiani i disegni del famoso Kremlino di Mosca, costruito da un nostro architetto nel 1534, per ordine d’Ivan il Terribile e che poi fu acciecato come un fringuello dal feroce imperatore, affinchè non potesse disegnare un altro simile monumento per qualche altra nazione.

Si erano fermati dinanzi ad un immenso caseggiato di sette od otto