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Una pesca straordinaria 157


l’Atlantico molto frequentate, sia per la presenza delle masse di sargassi, sia per le grandi calme che vi regnano e che sono sfuggite dai velieri.

Se mancavano le navi, abbondavano invece sempre straordinariamente i pesci.

Vere frotte di delfini crocefissi, così chiamati perchè hanno due striscie nere sul dorso che s’incrociano, giuocherellavano a fior d’acqua, mandando dei rauchi sospiri che somigliavano a dei nitriti; bande di feroci pesci-cani del genere dei charcharias, lunghi dai quattro ai cinque metri, sfilavano rapidamente, seguendo con accanimento i banchi di meduse e di cefalopodi.

Di quando in quando delle grandi masse sorgevano bruscamente dalle profondità dell’oceano, lanciando in aria una doppia colonna di vapore.

Erano delle balene a due pinne, dal corpo verdastro, lunghe quindici o diciotto metri, col muso larghissimo e ottuso, colla mascella inferiore assai più sporgente della superiore.

Guardavano un momento la macchina volante, coi loro occhietti piccoli ed intelligenti, poi, spaventate dall’ombra proiettata sulle acque dallo Sparviero, si affrettavano a rituffarsi, sollevando delle grosse ondate spumeggianti.

— È un vero peccato che le navi da pesca non si spingano fin qui, — disse Rokoff all’ex-comandante della Pobieda, il quale seguiva con vivo interesse le mosse di tutti quegli abitatori del mare. — Come mai si trovano qui tanti pesci?

— Sono le correnti che li radunano, — rispose Boris. — Vedete, qui, in mezzo all’Atlantico, si agitano e si muovono dei veri fiumi incanalati perfettamente fra le acque dell’oceano.

In nessuna altra regione del globo s’incontrano tante correnti, e poi qui appunto si forma quel famoso Gulf-Stream di cui già avrete udito parlare.

— Sì, comandante, ma non riesco a spiegarmi come mai si possano formare dei fiumi scorrenti in mezzo all’acqua di mare che è ferma, poichè scorrono, è vero?

— E con notevole velocità, signor Rokoff, — rispose Boris. — La ragione però è semplicissima e facilissima anche a comprendersi, poichè non deriva altro che dalla rotazione della terra combinata con quella del calore solare.

È la rapida evaporazione che qui, più che altrove, avviene, quella