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176 Capitolo XIV.


— Questi luoghi non sono frequentati che dai balenieri, i quali preferiscono impiegare il loro tempo a dare la caccia ai giganti del mare, molto più preziosi dei pingoini, o alle foche o agli elefanti marini.

Un giorno però tutte le isole dell’Atlantico australe daranno delle ricchezze incalcolabili, ben superiori a quelle che possono ricavare dai disgraziati cetacei, e ciò in grazia di tutti questi volatili.

— E in qual modo?

— Le isole a poco a poco si coprono di guano, ossia d’immensi strati di sterco d’uccelli, ricchissimi di fosfati, destinati a fertilizzare le terre ormai esauste. Ah!...

— Che cosa avete, signor Wassili?

— Voi non avete mai veduto degli elefanti marini, signor Rokoff?

— Non ho veduto altro che quelli che si mostrano nei serragli, ma quelli non erano marini di certo.

— Vi piacerebbe osservarne uno?

— Se potessi anche catturarlo, signor Wassili.

— Staccate due traverse dalla capanna e seguitemi.

— Ed io? — chiese Ursoff.

— Tu bada che il fuoco non si spenga. Siete pronto, capitano?

— Ecco le traverse. Basteranno queste per affrontare degli elefanti?

— Per quelli marini non occorrono carabine. Due buoni randelli sono più che sufficienti per accopparli.

— Non ci stritoleranno colle loro trombe?

— Non abbiate alcun timore di quelle, — rispose l’ingegnere, ridendo. — Venite e badate di non rotolare o di farvi portar via dalle onde.

La risacca vi sfracellerebbe contro le scogliere. —